venerdì 22 marzo 2019
Tolto il patrocinio di Palazzo Chigi al Congresso mondiale delle famiglie (Wcf) di Verona del 29-31 marzo. Resta quello del ministro Fontana
Conte: niente logo al Wcf, resta quello di Fontana
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L’avvocato e premier Giuseppe Conte trova il compromesso sul caso del patrocinio al Congresso mondiale delle famiglie (Wcf) di Verona del 29-31 marzo. Dall’evento viene tolto il 'logo' di Palazzo Chigi e resta quello del ministero della Famiglia del leghista Fontana. Gli organizzatori aggiungono di aver ricevuto la diffida a utilizzare il logo di Palazzo Chigi.

Un 'pareggio', insomma, tra M5s - contrario al sostegno del governo all’iniziativa - e il Carroccio che invece sarà a Verona con Salvini in testa.

Conte conferma che nei suoi uffici non è mai giunta la richiesta di patrocinio, concesso invece - e rivendicato - dal dicastero di Fontana. «Un’iniziativa personale – scrive il premier – nell'ambito delle sue prerogative, senza il mio personale coinvolgimento né quello collegiale del governo». Dopo «un’approfondita istruttoria», Conte ha comunicato a Fontana «l’opportunità di eliminare il riferimento» a Palazzo Chigi e ha dato incarico al segretario generale di adottare una circolare «perspicua».

I ministri, spiega il premier, «sono liberi di partecipare all’evento» anche perché «i temi affrontati non sono nel contratto di governo». Tuttavia, prosegue, il governo si ispira al «criterio fondamentale del rispetto della persona indipendentemente dall'orientamento sessuale». L’esecutivo «si propone di tutelare con la massima energia la famiglia fondata sul matrimonio senza compromettere il riconoscimento giuridico e la piena legittimazione delle unioni civili e delle convivenze di natura affettiva».

Sul convegno di Verona arriva anche una nota dei parlamentari del Pd Lepri, Bazoli, Borghi, Gariglio, D’Alessandro, Del Barba, Nardelli, Rotta, Siani, Viscomi. A Verona, scrivono, «si vuole trasformare la famiglia, luogo di accoglienza e inclusione, una 'comunità di affetti' come detto da Zingaretti, in strumento di esclusione per altri modelli di vita, di coppia e generativi».

Bene quindi «mobilitarsi per condannare chi disprezza i diversi orientamenti sessuali e non comprende le fatiche delle donne». «La famiglia fondata sul matrimonio – dice il documento – è la base della coesione sociale, ora serve una sintesi alta tra il desiderio di autodeterminazione e il valore pubblico delle scelte affettive e genitoriali, senza ricadere nella trappola del bipolarismo etico».

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