sabato 7 settembre 2019
I dossier aperti sulla scrivania sono molti. Intanto si contano amici e avversari in Senato
La prima riunione del Consiglio dei ministri del secondo governo Conte (Ansa)

La prima riunione del Consiglio dei ministri del secondo governo Conte (Ansa)

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La pila dei dossier aperti è sempre lì, sulla scrivania. Ma il clima che respira il presidente del Consiglio a Palazzo Chigi è ben diverso. Chiuso nel suo studio per tutta la mattinata, tra le congratulazioni dei leader europei e la telefonata di Donald Trump, il primo giorno del governo bis di Giuseppe Conte si apre con gli incontri con i ministri dell’Economia e dell’Interno, G ualtieri e Lamorgese.

La manovra e la questione migranti sono lì che attendono. Ci sono provvedimenti da prendere con solerzia e non è il caso di perdere tempo. Il premier ha gli occhi puntati e deve dare risposte su come sarà affrontato l’aggiornamento del Def atteso entro il 27 settembre e il documento programmatico di Bilancio da varare entro il 15 ottobre.

E c’è il discorso per la fiducia alle Camere da scrivere. Quello che conterrà le linee guida del governo rosso-giallo. Conte ha declinato l’invito a Cernobbio del Forum Ambrosetti proprio per evitare uno sgarbo al Parlamento, e non anticipare quello che dirà lunedì.

Stavolta il presidente del Consiglio si sente libero dal peso dei vicepremier e non dovrà chiedere nessun via libera ai soci della maggioranza. Così studia i 29 punti del programma, non più un contratto, che intenderà toccare per spiegare quali saranno gli obiettivi dell’esecutivo. A partire dalla manovra economica.

Ci sarà, dunque, il capitolo delle riforme, dell’ambiente, lo sviluppo sostenibile, la famiglia, i disabili, i terremotati. E ci sarà una strategia da concordare con l’Europa sugli immigrati. Così come non mancherà il dialogo con l’Unione Europea per rivedere il patto di stabilità, anche se sempre in un rapporto costruttivo con Bruxelles. Ma soprattutto ci sarà la richiesta di mantenere il clima di collaborazione andato perduto quasi subito nel precedente governo. E anche la richiesta di evitare «slabbrature istituzionali», già vissute nei mesi scorsi a causa delle intemperanze del leader della Lega Salvini.

Nel clima di solidarietà e concordia, Conte chiama la ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova, attaccata ignobilmente via social, per esprimerle vicinanza. E rinvia a dopo la fiducia la partita dei sottosegretari, a cui comunque lavora alacremente.

Ancora traballante lo scacchiere dei consensi per la fiducia. Al Senato dovrebbero essere assicurati 165 sì, ma restano in bilico il dem Richetti e il 5 stelle Giarrusso, mentre Svp dovrebbe astenersi. Scottato dall’esperienza con Salvini, la priorità di Conte resta comunque l’armonia tra i partiti di maggioranza. Così quando dalla Farnesina si diffonde la notizia del vertice dei ministri pentastellati con Luigi Di Maio scatta l’allarme. Ma – fa trapelare il capo politico 5 stelle – si tratta solo di un incontro di rito, con tanto di foto e di auguri di buon lavoro al presidente del Consiglio. «Vorrei ringraziare il presidente Conte per il lavoro che sta continuando a svolgere – scrive il neoministro degli Esteri –. Sono certo che riuscirà ad essere garante anche di questo nuovo governo». E però Di Maio nutre il timore che Conte si dimostri fin troppo equidistante da M5s e Pd. Anche perché motivi di attrito non mancheranno. Già gli occhi dei grillini sono puntati su Paola De Micheli e il dicastero delle Infrastrutture.

Ma a cercare di appianare ci pensa Dario Franceschini, il delegato Pd nel governo. Il ministro dei Beni culturali nel pomeriggio è al palazzo dei gruppi, proprio mentre è registrata la presenza di Di Maio. I due escono da uscite separate, ma è probabile che abbiano fatto il punto della situazione. E continuato a tessere la tela.

Conte è certo che stavolta sarà tutto diverso. E che quando la prossima settimana partirà per Helsinki, per il vertice informale dell’Eurogruppo, potrà convincere i colleghi europei che in Italia il vento è cambiato.



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