martedì 5 giugno 2018
Debutto alle 12 al Senato per il premier. Pronte 30 cartelle, farà professione europeista con un'Europa da cambiare ma non da abbandonare
(Ansa)

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Il discorso della fiducia è pronto. Trenta cartelle fitte, scritte di proprio pugno dal premier Giuseppe Conte. La professione di europeismo è il perno, sebbene la parola "Europa" non sia mai sola, bensì accompagnata da aggettivi come «equa», «giusta», «solidale». È la coperta che deve scaldare tutti i temi che raffreddano i rapporti con l'Ue, dalle pensioni al reddito di cittadinanza sino alla flat-tax. Tutti racchiusi, prudentemente, nella prospettiva della legislatura, nel medio-lungo termine, quasi a superare le polemiche su cosa vada fatto subito, per il 2019, e cosa invece nel 2020.

La giornata di ieri di Conte è stata assorbita quasi integralmente dalla preparazione del discorso e dall'agenda del G7 in Canada, che inizia domani. L'approfondimento del quadro diplomatico e internazionale che il premier affronterà in Quebec è stato al centro del dialogo a Palazzo Chigi con il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, e della telefonata con l'Alto rappresentante per gli affari esteri dell'Ue Federica Mogherini (un colloquio c'è stato con il neopremier spagnolo, il socialista Pedro Sanchez). Probabile che Conte e Moavero Milanesi abbiano anche affrontato il primo caso diplomatico apertosi con la Tunisia a causa delle parole di Salvini, ma difficile trovare conferme da due personalità così riservate.

Discorso della fiducia e G7, dunque, come fossero le due boe per affrontare i primi giorni di governo senza perdere la bussola. Fuori da Palazzo Chigi è una ridda di voci e annunci. Conte resta apparentemente distaccato. Sente Salvini e Di Maio, concorda con loro i passaggi più critici. Non si espone sul fronte tunisino, consapevole che il rapporto con il vicepremier leghista va costruito senza invasioni.

Il testo per le Camere non rinuncia a nulla del "contratto" M5s-Lega, ma si svincola dall'obbligo di fornire tempistiche precise che, d'altra parte, dipendono molto dal tipo d'interlocuzione che si aprirà con l'Unione europea. Le Aule comunque rappresenteranno un momento dolce, per Conte. Al Senato il suo discorso è previsto alle 12. Il voto di fiducia è previsto per le 17.30-18. Il margine di partenza è di 6-10 voti. Fratelli d'Italia deciderà in extremis come comportarsi. Ieri durante la riunione dei capigruppo di Palazzo Madama il partito di Meloni ha chiesto approfondimenti sul nuovo Regolamento proprio per capire meglio se l'astensione dà diritto a partecipare alla spartizione delle presidenze di Commissione.

Ma è un punto politico più che tecnico e M5s sembra indisponibile a fare concessioni. Certa l'opposizione del Pd e anche Matteo Renzi prenderà la parola oggi a Palazzo Madama. Opposizione con dubbi interni anche per Fi. Alla Camera, invece, la fiducia è prevista domani. Il dibattito inizierà alle 9, la replica del presidente del Consiglio nel primo pomeriggio, scrutinio concluso in serata. A Montecitorio i margini sono più ampi. In teoria, domani dovrebbe essere una giornata calda anche per l'individuazione di 43 tra sottosegretari e viceministri, che poi è propedeutica all'accordo successivo riguardante le 28 presidenze delle Commissioni. Stasera alle 21 c'è la riunione dei gruppi M5s, ma forse le designazioni saranno congelate.

Molti i nodi da sciogliere. In particolare, è ormai emersa la questione della delega alle telecomunicazioni, che Di Maio vorrebbe tenere per sé o per un uomo di M5s, anche per evitare, con l'assegnazione a un leghista, le accuse di "filoberlusconismo". Il nome dei pentastellati è quello del giornalista Primo De Nicola. Il nome di Salvini è un altro giornalista, Alessandro Morelli. Si tratta a oltranza. Su questa casella ma anche sulla delega delicatissimi ai Servizi segreti, cui punta uno dei volti storici dei 5s, Vito Crimi. Ma resta l'ipotesi di lasciare l'Intelligence al sottosegretario Giancarlo Giorgetti. Grande attenzione anche a chi andrà ad affiancare Giovanni Tria al Tesoro, in particolare se ci sarà spazio per economisti euroscettici come il leghista Alberto Bagnai. Intricata la soluzione per le tre commissioni bicamerali: l'Antimafia di tradizione resta in orbita maggioranza, Copasir e Vigilanza alle opposizioni. Perciò è importante capire come si posiziona Fratelli d'Italia. C'è comunque il rischio concreto che il Pd resti a bocca asciutta. A proposito di Rai, ieri il presidente Fico ha comunicato che per il Consiglio di amministrazione sono arrivate 169 candidature al Senato e 196 alla Camera. Però 129 sono uguali nei due rami nel Parlamento. Nel complesso, gli aspiranti al settimo piano di Viale Mazzini sono 236.


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