martedì 27 ottobre 2020
Il responsabile dei Pronto soccorso lombardi: "Chiudere tutto e lockdown nazionale per fermare i contagi"
I nuovi casi sono 21.994 con oltre 174mila tamponi. I decessi 221
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In forte incremento la curva epidemiologica in Italia: sono 21.994 i nuovi casi di Covid, mai così tanti, contro i 17.012 di ieri, ma con un sensibile aumento di tamponi, 174.398 contro i 124.686 segnalati ieri, quindi 49.712 in più. In aumento i decessi: 221 oggi, come non succedeva dal 15 maggio, (ieri erano 141), per un totale di 37.700. Dall'inizio dell'epidemia di coronavirus, almeno 564.778 persone hanno contratto l'infezione, inclusi guariti e deceduti. I dimessi sono stati 3.362 in 24 ore, ieri erano stati 2.423, per un totale di 271.988. Gli attualmente positivi sono 18.406 in più, ieri erano stati 14.443, in totale dunque 255.090. Il dato non comprende guariti e deceduti.

Il numero dei pazienti ricoverati nei reparti ordinari è salito di 958, contro i 991 di ieri, portando il totale a 13.955, e salgono ancora i pazienti nelle terapie intensive, +127 (ieri +76), arrivando a 1.411 totali. È quanto emerge dal bollettino quotidiano del ministero della Salute. Il tasso di positività è del 12.6%, in diminuzione rispetto a ieri, quando era stato del 13.6%. Significa che oggi, su 100 tamponi fatti, 13 sono risultati positivi.

La regione più colpita è ancora una volta la Lombardia con 5.035 nuovi casi. Seguono la Campania con 2.761 nuovi casi, un record per questo territorio, il Piemonte con 2.458 nuovi contagi in 24 ore, il Lazio con 1.993 casi di cui 1.007 solo a Roma, la Toscana con 1.823, il Veneto con 1.526, l'Emilia Romagna con 1.413 e la Liguria con 1.127. Tutte le altre Regioni, di cui nessuna a zero casi, hanno registrato meno di mille contagi giornalieri. "L'incidenza sta crescendo molto rapidamente, in alcuni contesti regionali di più. Oggi il virus è praticamente presente dappertutto. Anche regioni piccole hanno tassi d'incidenza molto elevati". Lo ha detto il presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro durante un punto stampa al ministero della Salute.

Arrivati a questo punto, con una curva di crescita esponenziale dei contagi, "l'unica cosa che si può fare è chiudere tutto, un lockdown a livello nazionale. La situazione nei Pronto soccorso è drammatica, non solo in Lombardia, ma ovunque a livello nazionale"; a dirlo è Guido Bertolini, responsabile del Coordinamento Covid-19 per i reparti dei pronto soccorso lombardi. Secondo Bertolini "se vogliamo fermare l'epidemia, ora è il momento di chiudere tutto, non c'è altra strada. Se si fosse fatto qualcosa prima, quando lo si doveva fare, si sarebbero potute prendere misure più soft, ma ora non si può più e le misure prese dal Governo sono troppo blande. Non servono a contenere il fenomeno mostruoso che abbiamo di fronte".

In Lombardia, a livello di Pronto soccorso, precisa Bertolini, "la situazione più difficile è a Milano e Monza, ma anche in tutte le altre città la crescita è esponenziale". A differenza di marzo però, rileva l'epidemiologo, questa volta "non c'è comprensione di ciò che sta succedendo da parte della popolazione, che non capisce". E tenere aperto, conclude, "non significa far correre l'economia. Le conseguenze economiche sarebbero comunque enormi lasciando aperto - conclude -. Chiudere mette in difficoltà tantissime categorie, che la politica ha il dovere e il compito di tutelare. Se si tergiversa ancora, ci troveremo davanti all'irrimediabile".

In Lombardia oggi ci sono stati 58 morti. Walter Ricciardi, il consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza, ha affermato che a Milano e a Napoli il lockdown è necessario a suo avviso, "perché il virus circola tantissimo". Il presidente della Regione Lombardia però non è dello stesso avviso. "Escludo che ci siano le condizioni per prevedere ipotesi di questo genere, anzi, tutti i nostri interventi vanno nella direzione di evitare ogni tipo di lockdown", ha detto Attilio Fontana. Sulla stessa scia anche il sindaco di Milano, Giuseppe Sala. "Anche nella peggiore delle ipotesi avremmo 10-15 giorni per decidere un eventuale lockdown. La media intensità di cura è il punto che intasa gli ospedali, che hanno il tema di una massa enorme di ricoveri. Non credo sia irrisolvibile e che ci debba portare a un lockdown generale adesso", ha detto il primo cittadino. Sulla questione è intervenuto anche il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris:"Eviterei di fare annunci a mezzo agenzie - riferito alle parole di Ricciardi- perché altrimenti creiamo solo allarmismo, preoccupazione e non facciamo nulla di buono". Secondo Giovanni Rezza, direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, "l'occupazione delle terapie intensive è ancora al di sotto del livello di guardia, anche perchè è aumentato il numero di posti". Tuttavia, ha aggiunto il medico, "quando la situazione sfugge di mano in una determinata area il lockdown dovrebbe essere preso in considerazione, anzi dovrebbe essere quasi un automatismo".

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