venerdì 12 luglio 2013
La normativa prevedeva che «non possono essere intraprese o proseguite azioni esecutive nei confronti delle Aziende sanitarie locali e ospedaliere delle Regioni» in piano di rientro. Come lamentano da tempo i creditori delle strutture sanitarie, non era possibile sbloccare i pagamenti dei debiti accumulati.
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La Consulta ha dichiarato "l'illegittimità costituzionale" dell'impignorabilità dei beni delle Azienda sanitarie, in vigore fino a dicembre 2013. La sentenza 186/2013 del 3 luglio, depositata oggi, evidenzia infatti il contrasto con la Costituzione italiana delle norme contenute nella Legge di stabilità 2011 e nei successivi provvedimenti, ultimo il decreto Balduzzi, che ne hanno esteso la validità.La normativa prevedeva che "non possono essere intraprese o proseguite azioni esecutive nei confronti delle aziende sanitarie locali e ospedaliere delle Regioni" in piano di rientro. Come lamentano da tempo i creditori delle strutture sanitarie, in primis aziende farmaceutiche e di dispositivi medici, l'impignorabilità non ha permesso di sbloccare i pagamenti dei debiti accumulati in questi anni dalle Asl.RAIMONDI (ASSOBIOMEDICA): SI RIPRISTINA STATO DI DIRITTOCon questa sentenza della Consulta "si ripristina, a nostro avviso, uno stato di diritto che era stato messo gravemente in discussione". È quanto afferma Stefano Rimondi, presidente di Assobiomedica, Associazione che rappresenta le aziende che producono dispositivi medici, commentando così la sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato "l'illegittimità costituzionale" dell'impignorabilità dei beni delle azienda sanitarie, in vigore fino a dicembre 2013."Non ci aspettiamo rivoluzioni a breve - precisa Rimondi -. Però questa sentenza rappresenta un ulteriore passo che concorrerà a migliorare nettamente la situazione nei prossimi mesi".
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