mercoledì 6 febbraio 2019
Decoravano la chiesa di Sant’Andrea, costruita nell’XI secolo, sulla quale venne eretto l’attuale santuario guariniano.
Svelati per la prima volta gli affreschi risalenti all'epoca romanica, recuperati dal Centro conservazione e restauro La Venaria Reale con il sostegno di Fondazione Crt, nel Santuario della Consolata (Ansa / Crt)

Svelati per la prima volta gli affreschi risalenti all'epoca romanica, recuperati dal Centro conservazione e restauro La Venaria Reale con il sostegno di Fondazione Crt, nel Santuario della Consolata (Ansa / Crt)

COMMENTA E CONDIVIDI

Per 240 giorni le mani esperte dei restauratori del Centro Conservazione e Restauro «La Venaria Reale» hanno staccato gli intonaci e le coloriture e a poco a poco gli antichi affreschi del «cuore romanico» della Consolata - cioè delle prime campate della Chiesa di Sant’Andrea, costruita nell’XI secolo e su cui venne eretto l’attuale santuario guariniano - sono riemersi, «arricchendo» ancora di più il patrimonio artistico del Santuario torinese.

Sono emersi sotto le pareti della Cappella del Convitto: una grande figura dalla veste colorata, probabilmente il patriarca Abramo e, sulla parete Nord, altre due figure, al momento non identificate. Alla sommità delle pareti, nelle fasce decorate, appaiono ora due volti: uno maschile con grandi occhi e il copricapo di un monaco, probabilmente San Benedetto, l’altro femminile, dallo sguardo intenso e col capo velato. Nel catino absidale è stata rinvenuta invece una decorazione seicentesca.

Un lavoro rigoroso e scientifico che ieri a Torino è stato presentato dal rettore del Santuario, mons. Giacomo Martinacci, dal presidente della Fondazione Crt Giovanni Quaglia, con il Segretario generale Massimo Lapucci, e dal Soprintendente Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Torino, Luisa Papotti. Un lavoro reso possibile da una sinergia finanziaria e progettuale (coinvolti anche la curia metropolitana, l’Università di Torino e il Politecnico) ma ancor prima da quel legame profondo che unisce i torinesi al loro santuario.

«Come attuale custode di questo complesso», ha sottolineato monsignor Martinacci, «sono vivamente grato alle 278 persone, non solo torinesi, che come segno di apprezzamento per il Cantiere romanico, ma prima ancora come testimonianza di amore per la Consolata hanno reso possibile il tratto di cammino i cui risultati oggi vediamo».

I lavori che hanno permesso il recupero degli affreschi sono stati infatti «finanziati», come ha spiegato Lapucci, «con una campagna di fundraising ad hoc e, con il meccanismo del matching grant, che ha raddoppiato quanto raccolto dalle donazioni, dalla città e non solo». In pratica da 278 donatori sono pervenuti 67.195 euro e con il ‘raddoppio’ della Fondazione si è arrivati a una cifra complessiva di 134.390 euro. Una cifra che si va ad aggiungere a quei contributi che come ha ricordato ancora Martinacci «fin dal rettorato dell’indimenticato mons. Franco Peradotto la Fondazione ha messo a disposizione per sostenere Santuario e Convitto».

È storia recente infatti il recupero delle facciate interne del Convitto, i lavori sulla cupola centrale del Santuario e i lavori alla Cappella di Sant’Anna che stanno iniziando «perché», ha aggiunto Quaglia «la Fondazione Crt continua a mettere a disposizione risorse economiche, competenze e idee progettuali per la valorizzazione e la salvaguardia di questo meraviglioso ‘gioiello’». «Un’importante testimonianza del medioevo torinese», ha concluso la Papotti, che richiede ancora, per essere a pieno conosciuta e restituita alla fruizione, un lungo lavoro di indagine, restauro e studio cui la Soprintendenza intende porre attenzione e impegno».


© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: