sabato 30 marzo 2019
Congresso delle famiglie e manifestazione di protesta: i contenuti li seguono in pochi, mentre i partecipanti sono infervorati da entrambe le parti
I loghi sul palco del Congresso (foto Bellaspiga)

I loghi sul palco del Congresso (foto Bellaspiga)

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C’è il dentro e il fuori, due mondi che non si parlano. Dentro il Palazzo della Gran Guardia da questa mattina si succedono gli interventi dei relatori del Congresso Mondiale delle Famiglie, che parlano di contenuti. Condivisibili o criticabili. Fuori l’assembramento dei giornalisti cerca volti e reazioni, attende i primi arrivi di quello che si preannuncia il corteo dell’“altra Verona”, le migliaia di persone che sfileranno dalle 14 per protestare contro il Congresso.

Così i contenuti li seguono in pochi, giusti o sbagliati che siano. La platea invece li applaude entrambi... Applaude anche Ignatius Joseph III Yonan, patriarca siro cattolico di Antiochia, che il medioevo lo evoca davvero, insieme alla paura dello straniero. E quando Sandro Oliveri, della Federazione delle Chiese Pentacostali d’Italia, pronuncia parole quantomeno imprudenti: “Che l’anormale potesse diventare normale ormai me lo potevo aspettare, che però anche il normale diventasse l’anormale questo non me lo aspettavo proprio”. Non parla di persone, non sta giudicando gli orientamenti sessuali e più volte lo sottolinea, si riferisce alle forti contestazioni contro lo svolgimento del Congresso, ma qui è facile scivolare, le telecamere aspettano questo e il piatto è servito.

Fuori intanto arrivano i primi manifestanti, una mamma ha portato con sé la bambina disabile in carrozzella: “Sono qui a dire che tutti i soldi sprecati per questo convegno inutile potevano essere usati per loro, i disabili, a loro nessuno pensa, loro sì che sono famiglia”. Un gruppetto di ragazzi intona il coro “Allarmi, allarmi, siamo antifascisti”, parafrasando il motto squadrista, ma poco più in là spunta un uomo che al collo porta la croce celtica, è di Forza Nuova e domani sfilerà con l’altro corteo, quello pro-life. Immediatamente si dissocia Filippo Savarese, direttore di Citizen Go Italia, tra gli organizzatori del Congresso: “Forza Nuova non ha nulla a che vedere con noi, prendiamo le distanze – dichiara sullo scalone esterno della Gran Guardia –. Di fascista c’è solo il corteo che avverrà oggi, perché è dichiaratamente contro la libertà di opinione. Noi non chiudiamo la bocca a loro, loro l’avrebbero voluta chiudere a noi, e questo è fascismo”. I giornalisti incalzano: e il tizio con croce celtica? Cosa c’entrano le frange neofasciste con i valori della vita, del matrimonio e del Vangelo? Domani verranno allontanati quelli di Forza Nuova? “Se si presenteranno con simboli di partito e bandiere sì”, risponde Savarese, “se parteciperanno come persone private il corteo è aperto a tutti”. E ancora: questo Congresso attacca la legge 194 sull’aborto? “Tra i nostri temi c’è la 194 – spiega Savarese – perché chiediamo che sia applicata. Tutta. Anche i primi articoli, quelli che non vengono mai applicati e garantiscono che la donna possa davvero scegliere di far nascere suo figlio. Occorre recuperare la ratio con cui questa norma fu scritta e per la quale è intitolata Tutela della maternità. Noi vogliamo che ogni donna sia veramente libera di scegliere”.

Di nuovo dentro. Sul palco salgono loro, le donne, quelle in difesa delle quali si snoderà il pomeriggio il corteo delle femministe di “Non una di meno” e di moltissime altre sigle. “Sono qui a ringraziare mio marito che ha sciolto le catene che mi tenevano prigioniera in casa e mi ha concesso di venire”, ironizza una giovane madre: “Abbiamo creato l’hashtag #LiberedivenireaVerona, ma voi giornalisti oggi andrete a intervistare solo le donne di Non una di meno. Noi vogliamo essere libere, di lavorare, di fare carriera, e di essere intanto madri. Sono mamma da sette mesi e vi dico che è meraviglioso. È faticoso ma anche stupefacente l’incontro con tuo figlio e noi vogliamo riportare questo stupore. Ho capito che questo bombardamento mediatico contro la vita e la famiglia ce lo aveva rubato, il pensiero unico dipinge la maternità come una cosa brutta e triste, non è così”. Qualcuno ricorda il cartello innalzato dalla senatrice Pd Monica Cirinnà, “Dio, patria, famiglia: che vita di m…”. Le succede un’altra donna, generazione precedente: “Noi siamo per la liberazione delle donne. Liberazione dal bisogno di lavorare 10 ore al giorno e quindi non poter fare figli. Liberazione dallo sfruttamento del nostro corpo, usato dalle grandi industrie del farmaco, dal business degli ormoni, dalla tratta dell’ovulo, da chi sfrutta come merce la maternità”. Chiaro il riferimento all’utero in affitto, che è un reato in tutte le nazioni del mondo tranne 18 Paesi, ma che fuori, nella piazza antagonista del Congresso, nessuno nomina.

Ma il mattatore sul palco è Massimiliano Fedriga, presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, che ha concesso il patrocinio al Congresso. Pentito?, gli hanno chiesto i giornalisti, ma lui si dichiara “ancora più orgoglioso di vedere il logo della mia Regione sui vostri manifesti, ora che ho assistito a tanta violenza contro questo convegno. Io ascolto tutti e rispetto sempre chi la pensa in modo opposto al mio, perché ciascuno ha diritto di esprimersi”. Il Friuli Venezia Giulia, annuncia, garantirà l’asilo nido gratuito dal secondo figlio in poi – annuncia – “cosa c’è di più femminista che garantire a una donna di poter fare una carriera professionale anche se è mamma? E se invece desidera restare a casa, perché deve essere definita una ‘sfigata’? Non ci sto”. Poi esprime il suo no all’utero in affitto, all’”umiliazione di trattare le donne come fattrici”, incubatrici “cui sottrarre il figlio dopo averlo acquistato… Ci sono battaglie che non portano consenso, ma non mi interessa, scelgo di rischiare per i valori più alti”.

Fuori, in uno slargo tranquillo, un gruppo di donne di “Italia in comune” innalza cartelli “Per i diritti di tutti”, “Non toccate la 194”, "Sì alle famiglie Arcobaleno”, “La famiglia fondata sull’amore”, “I bambini non sono pacchi”, ma niente per la vita nascente o contro l'utero in affitto. Interpellate direttamente su questo punto però annunciano: "Siamo contro tutte le strumentalizzazioni, quindi in futuro combatteremo anche l'utero in affitto che è una mercificazione inaccettabile".

Di nuovo dentro, dove intanto si celebra un matrimonio, quello tra Pro Vita e Generazione Famiglia, che fondono i loghi e diventeranno Pro Vita Famiglia.


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