sabato 6 novembre 2010
Il segretario del Partito democratico ha anche chiesto a Fli di «staccare la spina» al governo Berlusconi per poter poi dar vita «a un breve governo di transizione che faccia la riforma elettorale e consenta di andare alle urne sulla base di nuove proposte per il Paese». Botta e risposta con i "rottamatori" di Renzi e Civati riuniti a Firenze.
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«L'11 dicembre faremo una grande manifestazione nazionale a Roma, non solo per dare una spallata al governo, ma anche per parlare di lavoro e solidarietà». Lo ha detto il segretario del Pd Pier Luigi Bersani a conclusione del suo intervento all'assemblea nazionale dei circoli democratici.Bersani ha chiesto a Fli di «staccare la spina» al governo Berlusconi per poter poi dar vita «a un breve governo di transizione che faccia la riforma elettorale e consenta di andare alle urne sulla base di nuove proposte per il Paese. Non chiediamo un salto nel buio, non vogliamo un ribaltone, ma una ripartenza del Paese».«Oggi - ha detto Bersani - non c'è governo, non c'è una barra del Paese; c'è invece traccheggiamento e tatticismo». «Noi - ha proseguito - non chiediamo a Fini di fare questo o quello, diciamo una cosa semplice: il Paese va allo sbando, Berlusconi si dimetta. Lui però - ha osservato Bersani - non si dimette e allora chiunque ha senso della responsabilità stacchi la spina».Il segretario del Pd ha indicato tre motivi della sua richiesta a Fli: «Primo, perché il governo non ci ha preso sui temi della crisi; secondo, perche c'è un'evidente crisi politica della maggioranza; terzo, perché siamo avvitati sui problemi personali del presidente del Consiglio. Non possiamo star lì a mangiare lodo Alfano mattina, pomeriggio e sera».«Noi non chiediamo un salto nel buio - ha quindi proseguito Bersani - non vogliamo un ribaltone ma una ripartenza del Paese» che può passare per «un breve governo di transizione che faccia la riforma elettorale e consenta di andare alle urne sulla base di nuove proposte per il Paese».Bersani ha poi spiegato di non voler andare alle urne con l'attuale legge elettorale: «Il punto - ha spiegato - non è solo la nomina dei deputati da parte del padrone. Quella legge lì fa si che con il 34% puoi fare tutto, puoi fare il presidente della Repubblica. Abbiamo paura? - ha quindi domandato Bersani - No, semplicemente non vogliamo un Paese così: io non voglio nominare i deputati e non voglio nominare il presidente della Repubblica».BOTTA E RISPOSTA CON I "ROTTAMORI"«Il segretario Bersani e il gruppo dirigente del partito hanno fatto un grave errore a non essere presenti e a non spostare l'incontro dei circoli. È un brutto segnale». Lo ha detto il vignettista Sergio Staino, intervenendo dal palco della convention dei "rottamatorI" del Pd, in corso a Firenze.Staino ha ricordato «l'esperienza cinese» di cui «non c'è molto da salvare», ma c'è una frase di Mao che ha voluto citare: «Un membro del partito deve stare tra le masse come un pesce nell'acqua». Per cui, «se noi non riusciamo a stare come pesci in una parte del nostro partito, come possiamo sentirci pesci nell'area generale del popolo italiano?», si è chiesto il vignettista fiorentino, salutato da un applauso della platea.«Il Pd ha perso da tempo le antenne con il popolo italiano, non conosciamo le persone, non sappiamo cosa pensano», e c'è «una prevalenza dei corridoi, ci sono alchimie vuote e in certi momenti dannose», è l'accusa mossa dal padre di Bobo. La tre giorni fiorentina organizzata da Renzi e Civati è invece «una grande occasione per recuperare un po' le antenne con la società. Come possiamo pensare di uscire dalla crisi se non teniamo conto di questo? Giovani come questi bisognerebbe cercarli con il lanternino - ha concluso Staino - o altrimenti la gente sceglie i 'grillinì, che sonopopulisti di destra, o l'Italia dei Valori».«Critica e dibattito, anche all'aperto, ma con rispetto per la vita dei membri del partito». Lo chiedePier Luigi Bersani, intervenendo all'assemblea dei circoli del Pd a Roma. «Fino a ora - ha aggiunto Bersani - questo rispetto non c'è sempre stato. Da adesso in poi lo pretendo».
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