venerdì 20 gennaio 2012
I provvedimenti varati ieri consentiranno di traghettare l'economia nazionale fuori dalla recessione. Il Pil potrebbe salire, così come i consumi e i salari reali, mentre i prezzi potrebbero scendere per effetto della maggiore concorrenza.   
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Il commento dell'economista Leonardo Becchetti (da Radio inBlu)
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Le disposizioni sulle liberalizzazioni, varate ieri sera dopo un Consiglio dei ministri lunghissimo, consentiranno, nel breve periodo, "di traghettare l'economia nazionale fuori dalla spirale recessiva e possibilmente, nel medio-lungo periodo, di allinearla ai ritmi di crescita dei partners europei e internazionali". Lo si legge nel comunicato del cdm, diffuso oggi, dopo il varo del decreto liberalizzazioni. Non solo. con le norme e le riduzioni delle rendite nel settore dei servizi al livello medio degli altri Paesi euro il prodotto interno lordo potrebbe salire dell'11%, i consumi dell'8% e i salari reali di quasi il 12% senza effetti negativi sull'occupazione, mentre con l'apertura al mercato, ci potrà essere una sensibile riduzione dei prezzi, con "vantaggi evidenti per i consumatori". . Nella conferenza stampa di ieri sera, dopo l'approvazione del decreto, Monti ha rivoltola sua attenzione a tre interlocutori diversi: cittadini, partiti ed Europa. Ai primi assicura: «C’era poca concorrenza, il Paese aveva bisogno da decenni di manutenzione straordinaria, le mie spalle sono curve per il peso del debito accumulato. Ma questa non è sola una grande azione economica, è anche una grande azione sociale contro chi tiene alte le tariffe, un’azione che può far salire il Pil di dieci punti. Non vogliamo la giungla, ci saranno le autorità che scriveranno le regole. Abbiamo chiesto tanto agli italiani, ora restituiamo». Alle forze politiche che lo sostengono, e che mai come nelle ultime ore hanno alzato il prezzo del loro sostegno, offre carezze e "calorosi inviti": «Ci sono stati di grande aiuto, ci hanno espresso bene alcune esigenze delle categorie. E poi su tante cose stiamo agendo in continuità», dice. Per poi aggiungere: «L’esperienza del salva-Italia - quando Pdl, Pd e Terzo polo concordarono pochi emendamenti unitari - è incoraggiante, conto nel buon dialogo con loro». Come a dire: poche correzioni, e in fretta. D’altra parte anche la scelta di rinviare il dl semplificazione alla prossima settimana ha lo scopo di far viaggiare i due testi parallelamente, alla Camera e al Senato, per poi incrociarli senza accavallamenti. «Abbiamo agito più incisivamente che in passato», dice infine a chi, da destra e da sinistra, lo accusa di «scarso coraggio».Ma le liberalizzazioni, si sa, sono anche un messaggio in bottiglia per la Cancelleria tedesca e i leader Ue. «Lo spread? Ho visto un piacevole declino, però...». Però c’è un precedente, e il premier lo ricorda: lo scorso 4 dicembre i mercati premiarono le misure per il risanamento del governo, ma la settimana successiva punirono duramente l’Italia perché il Consiglio Ue si risolse in un mezzo flop. Non può accadere una cosa del genere il 23, all’Eurogruppo, né il 30 alla riunione dei capi di stato e di governo. Perciò si concede un auspicio: «Stiamo ottenendo soddisfazioni dalle missioni internazionali...».Imbustate le tre missive, a Monti non resta che tessere le lodi del suo sottosegretario Catricalà («Ogni governo dovrebbe avere un ex membro dell’Authority per la concorrenza») e giocare di squadra con i ministri competenti per le varie misure. Riprendendo la parola solo per confermare che lunedì anche lui sarà al tavolo con i sindacati (insieme al ministro Elsa Fornero) per condurre in porto l’accordo sulla riforma del mercato del lavoro.Chiusa la conferenza, Monti corre in tv, a Otto e mezzo. E cerca di attutire il colpo delle probabili, dure proteste: «Non siamo mossi da nessun pregiudizio verso alcune categorie, non ce la siamo presa con i "poteri deboli", speriamo che tutto resti nella civiltà». Il finale serve a ribadire che a lui il consenso interessa poco, visto che «non ci ricandideremo». Per sfuggire con ironia alla categoria di "massone" («Non so nemmeno bene cosa sia»), per promettere che entro le scadenze fissate per legge saranno noti i redditi dei ministri, per ribadire di non sentirsi «esaminato» da Angela Merkel. Oggi si riparte, con il volo in Libia per riaprire il partenariato economico.
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