martedì 13 giugno 2017
La Corte ha stabilito che ci fu dolo e colpa grave nell'inerzia dei magistrati, che, dopo i primi segnali di violenza da parte del marito, non trovarono il modo di arginarlo
Scarpe rosse. Una manifestazione per dire basta alla violenza contro le donne

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La donna aveva chiesto aiuto alla legge per fermare il marito violento. Dodici denunce. Ma non servirono a nulla. Alla fine l'uomo la uccise. Ora la giustizia, lenta come sempre, è arrivata anche per quei magistrati che la lasciarono sola. La Corte d'appello di Messina li ha condannati.

La donna si chiamava Marianna Manduca e aveva 3 figli. Venne assassinata 10 anni fa a Palagonia (Catania) da Saverio Nolfo, oggi in carcere dove sconta una pena di 20 anni per omicidio. La storia potrebbe essere intitolata "Cronaca di un femminicidio annunciato".

La Corte ha stabilito che ci fu dolo e
colpa grave nell'inerzia dei pm che, dopo i primi segnali di violenza da parte del marito, non trovarono il modo di fermarlo, nonostante le reiterate denunce della donna. La condanna si rifà alla legge sulla responsabilità civile dei magistrati e riguarda due pubblici ministeri che nel 2007 - quando avvenne l'omicidio di Marianna Manduca, uccisa dal marito Saverio Nolfo più volte denunciato ma senza esito - lavoravano alla procura di Caltagirone (Catania). Insieme ai due pm è stata condannata al risarcimento delle parti civili anche la Presidenza del consiglio dei ministri.

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