martedì 15 febbraio 2022
Tensioni in Cdm, Draghi contro il rinvio e arriva l'ok unanime. Via alle gare dal 2024, tutele per le imprese piccole e i posti di lavoro. Lega: migliorie in Parlamento. Pd: doppiezza inammissibile
Uno stabilimento balneare a Genova.

Uno stabilimento balneare a Genova. - ANSA

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Stesse spiagge, norme nuove. Dopo 15 anni di feroci lotte parlamentari, arriva il via libera unanime in Consiglio dei ministri alla riforma delle concessioni balneari, mai riuscita ai governi precedenti, che sancisce la fine dell'attuale sistema e il via alle gare pubbliche dal 2024: Mario Draghi incassa così il tassello mancante di quella riforma della concorrenza a cui sono legati i fondi del Pnrr. Le integrazioni apportate a tutela delle piccole imprese e dei consumatori, con un freno al "caro-ombrelloni", non hanno cancellato però tutte le polemiche. La Lega, che ha votato le norme in Cdm (e che, pare, in mattinata con il leader Matteo Salvini aveva provato a tentare un ultimo rinvio a venerdì, seguito a ruota da Forza Italia), un minuto dopo si dice però pronta, avvisa il sottosegretario Gian Marco Centinaio, a chiedere modifiche in Parlamento. Innescando così la replica stizzita del Pd, che lamenta una «inammissibile doppiezza e inaffidabilità». Mentre, dall’opposizione, Fdi si scaglia contro quello che Giorgia Meloni definisce un «atto di esproprio» per 30mila imprese, schierandosi sulla linea delle associazioni di categoria che già minacciano barricate: il governo «ci manda in pasto all’Europa», si lamenta Assobalneari.
Segnali di tensione in giornata erano filtrati, con la convocazione del Cdm rimasta in sospeso. E fino all’ultimo i ministri restano all’oscuro del testo, due paginette che fissano due emendamenti al ddl sulla concorrenza, ora in Senato: da un lato stabiliscono la fine del regime di proroga al 31 dicembre 2023 (come richiesto dal Consiglio di Stato) e il via alle gare dal 2024, dall’altro sanciscono che le regole dei bandi andranno scritte con uno o più decreti legislativi da varare entro 6 mesi in base ai principi fissati nella legge delega. La ministra degli Affari regionali, Mariastella Gelmini, come promesso riunisce governatori, province e sindaci per illustrare, insieme a Massimo Garavaglia, leghista titolare del Turismo, e al sottosegretario alla presidenza Roberto Garofoli, le linee-guida dell’intervento. Poi via al Cdm, durante il quale Stefano Patuanelli chiede a nome dei 5s più tempo per leggere il testo, che comunque va bene perché le gare sono «formalmente» sbloccate. Anche i deputati pentastellati si dicono contenti: «Ci siamo battuti per un principio sacrosanto su un bene pubblico». La riunione viene sospesa per circa 45 minuti. Draghi lascia "sfogare" tutti, poi riprende il Cdm e ottiene il sì dei presenti su quello che Palazzo Chigi ritiene il miglior compromesso possibile, per evitare la procedura Ue che incombe e il rischio di una maxi-multa.
Nel merito, oltre alle gare dal 2024, il provvedimento dispone la tutela degli investimenti fatti, una "considerazione" per gli imprenditori (specie di imprese familiari) che nei 5 anni precedenti hanno utilizzato lo stabilimento come principale fonte di reddito e la massima partecipazione di micro-imprese, piccole imprese ed enti del Terzo settore. Poi un adeguato equilibrio tra le aree demaniali in concessione e le aree libere o "libere attrezzate" e anche un giusto rapporto tra tariffe proposte e qualità del servizio per tutti, anche per i disabili. Infine, si rafforza il principio (oggi troppo non rispettato) dell’accesso al mare gratuito garantito a tutti, con una costante presenza di varchi.
Tra i principi dei decreti legislativi ci sono inoltre l’affidamento delle concessioni nel rispetto dei principi di imparzialità, parità di trattamento, trasparenza e adeguata pubblicità, da avviare con bando di gara almeno 12 mesi prima della loro scadenza. Andranno definiti "presupposti e i casi per l’eventuale frazionamento in piccoli lotti" e individuato un "numero massimo di concessioni" di cui si può essere titolari. Attenzione speciale anche per coste e spiagge libere a cui sarà destinata una quota del canone annuo concessorio.
Tra i criteri per la scelta del concessionario, ci sono l’esperienza tecnica e professionale già acquisita, comunque tale da non precludere l’accesso al settore di nuovi operatori e la previsione di "clausole sociali" per promuovere la stabilità occupazionale del personale impiegato dal concessionario uscente. Previsto anche un indennizzo per il concessionario uscente.
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