mercoledì 25 febbraio 2015
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Il decreto sul gioco d’azzardo voluto dall’esecutivo Renzi non piace ad associazioni e movimenti, critici su molti punti. In primo luogo, rileva don Armando Zappolini, portavoce della campagna Mettiamoci in gioco, «sarebbe grave che venisse quasi cancellata l’autonomia di Regioni e Comuni» nel regolamentare il gioco. Si tratterebbe di «un forte passo indietro, pare non compensato da una regolamentazione del fenomeno per ridurne i rischi».In secondo luogo, spiega il sacerdote, «ribadiamo l’importanza che la pubblicità dell’azzardo sia fortemente ridotta, fino al limite massimo consentito». Non servirebbe a molto «vietarla solo qualche ora il pomeriggio, per giunta senza che questa disposizione si applichi ai canali tv dedicati al gioco e ai programmi sportivi, ad alta audience e a cui specie i più giovani sono molto sensibili». Inoltre, aggiunge don Zappolini, «è discutibile voler ridurre l’offerta dei giochi diminuendo il numero delle slot, ma non delle videolottery (vdl) – assai più pericolose per la salute –, e introducendo delle "gaming hall", luoghi chiusi dedicati solo all’azzardo, che renderebbero meno visibile il fenomeno e più pericoloso il contesto per chi è a rischio di dipendenza». La Campagna chiede al governo di stanziare, i 250 milioni di euro «più volte citati dal sottosegretario dell’Economia e delle finanze, Pierpaolo Baretta, che potrebbero essere almeno in parte utilizzati per le attività di prevenzione, informazione e riabilitazione, non coperte dai Livelli essenziali (Lea)».Duro Attilio Simeone, coordinatore di Insieme contro l’azzardo che aderisce alla Consulta nazionale antiusura. «I governi passano ma l’Italia si conferma una "Repubblica fondata dal gioco d’azzardo", in cui anche la tanto sbandierata "flessibilità" finirà per favorire il desiderio di cercare nel gioco prospettive e certezze non riscontrabili altrove». Ma "Jobs Act" a parte, Simeone incalza: «L’offerta di gioco si riduce con la diminuzione della pubblicità ma nel decreto non mi pare si vada in questo senso». E poi: «Meno slot e più Vdl? Chiaro, si vuole eliminare il margine di controllo della criminalità organizzata favorendo i controlli anche attraverso tecnologie più sofisticate. Ma è un "contentino" che si può accettare? Si chiudono alcune macchinette mangiasoldi in favore di altre». Ma il nuovo rischio che sottolinea l’avvocato pugliese è presto detto: «Il governo dice di voler scoraggiare le grandi vincite in favore delle piccole. Complimenti, con le piccole vincite non si fa altro che fidelizzare i giocatori...».Ma anche il "metodo di consultazione" del governo scatena polemiche. «Baretta ha incontrato in prima battuta le industrie dell’azzardo – afferma irritato Gabriele Mandolesi, coordinatore del movimento SlotMob – e a loro ha consegnato una bozza del decreto. Non avremmo saputo nulla, né noi, né l’intergruppo parlamentare contro l’azzardo, se non avessimo chiesto incontri ufficiali. SlotMob, NoSlot e Senza Slot sono ancora in attesa di parlare con il sottosegretario. Il quale sostiene che la bozza è pubblica ma nessuno di noi l’avrebbe letta se non fosse stato per il senatore Giovanni Endrizzi (M5S) che ha pubblicato il testo online».Sulla pubblicità e relative tutele ai minori, Mandolesi è un fiume in piena: «Vietare gli spot sui giochi solo dalle 16 alle 19 escludendo il divieto dai programmi sportivi, quelli cioè più seguiti dai minori, è paradossale. Il governo osserva che non si può essere troppo restrittivi sulla pubblicità, pena un intervento europeo? Non è affatto vero – stigmatizza l’attivista –; la Corte europea di Strasburgo più volte è intervenuta sull’argomento affermando che sul tema i singoli Stati hanno carta bianca. E ci sono precedenti in questo senso che riguardano la Germania». I movimenti sono contrari alla norma che mortifica i provvedimenti restrittivi degli enti locali, criticano la "promozione delle vdl" e, in sintesi chiedono all’esecutivo «se intende restringere il fenomeno o dargli nuova linfa».
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