giovedì 3 giugno 2021
Il presidente del Consiglio comunale Lamberto Bertolé: «La pandemia ha amplificato disuguaglianze. Con il piano di aiuto alimentare siamo intervenuti nei quartieri grazie all’impegno dei giovani»
Lamberto Bertolé

Lamberto Bertolé - Fotogramma

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Le politiche green e quelle di salute pubblica «dovranno essere declinate insieme» all’interno della strategia di sviluppo che la città utilizzerà per uscire dalla pandemia. Perché come evidenzia il presidente del Consiglio comunale Lamberto Bertolé «lo choc causato dalla pandemia ha prodotto nei cittadini la consapevolezza che non si potrà tornare semplicemente al 'dove eravamo rimasti'». Ora, è il ragionamento dell’esponente cittadino del Pd, la pubblica amministrazione «dovrà proporre un qualcosa di diverso », ovvero soluzioni sociali «innovative » che permettano ai cittadini di affrontare questo cambiamento. Bertolé poi individua nel Terzo settore e nel volontariato i venti giusti per gonfiare le vele della barca della ripartenza.

Presidente Bertolé, come sta Milano?
È evidente che la pandemia ha amplificato le disuguaglianze: sociali, economiche, di genere. Allo stesso tempo ha evidenziato fragilità e vulnerabilità nuove. Per certi aspetti chi era fragile ora lo è ancora di più. In alcuni casi chi stava bene prima del Covid- 19 oggi forse sta anche meglio. Questo è la fotografia che ci ha restituito la due giorni di incontri, la Milano social tour, che ho promosso nel mese di maggio.

Quindi c’è molto da ricostruire?
Secondo me ricostruire vuol dire mettere mano a queste disugualianze con delle proposte concrete. Tuttavia credo che la pandemia abbia fatto anche emergere nei nostri quartieri energie, idee ed esperienze capaci di rispondere ai nuovi bisogni dei cittadini. Tra questi bisogni c’è il grande tema della casa per i giovani, che diventando nuovi residenti vogliono costruirsi giustamente una famiglia.

Il volontariato è davvero nel dna della città?
Sì. Molte persone hanno cambiato passo, capendo l’importanza del 'dare agli altri'. Quanto successo ha 'scosso' le persone e le coscienze. I giovani si sono messi in gioco. Il loro contributo è stato fondamentale nell’applicazione del piano di aiuto alimentare messo in campo dal Comune durante i lockdown. Non era il solo fatto di consegnare un pacco, ma era anche l’offrire una relazione, un contatto umano, a chi era fragile e solo in quei momenti così bui.

Quale Welfare si ipotizza per la nostra città?
Nella mia attività in Consiglio comunale ho insistito sul fatto che l’idea di Welfare vada sempre aggiornata. Molto spesso il Welfare è un insieme di risposte specialistiche a dei bisogni specifici. Le risposte invece devono essere integrate, devono essere sociali, relazionali, legate al quartiere, il tutto con la pubblica amministrazione e il Terzo e Quarto settore che progettano insieme. Il Comune questa trasformazione la sta facendo anche alla luce del nuovo scenario dei bisogni. Le sperimentazioni poi, se funzionano, devono diventare nuove strategie di intervento sociale.

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