mercoledì 24 luglio 2019
Non è la classica goccia che fa traboccare il vaso ma sicuramente il decreto sblocca cantieri «ha aiutato a decidere»
Cantone lascia l'Anac, con il governo feeling mai nato
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Non è la classica goccia che fa traboccare il vaso ma sicuramente il decreto sblocca cantieri «ha aiutato a decidere». È la norma in sé ma anche l’approccio tenuto dal governo sull’importante provvedimento, che Cantone aveva definito «una norma pericolosa». Ma è davvero l’ultimo atto di una difficile collaborazione con la maggioranza gialloverde. «Mi sembra ingiusto restare in un posto che non sentivo più mio e volevo tornare a casa», ripete per tutta la giornata ad amici e collaboratori. E casa sua è la magistratura. Ma l’Anac era la casa che aveva costruito, rinforzato, reso sempre più efficiente. Per questo non aveva preso bene le critiche all’Authority del premier Conte nel suo primo intervento in Parlamento il 7 giugno 2018. Alle sue parole «non abbiamo i risultati che ci attendevamo», rispose «non sa neanche il mestiere che facciamo!».

Nei giorni successivi Conte chiama Cantone per ricucire, assicura di fidarsi. Ma dall’autunno cominciano gli annunci sia dalla Lega che dai M5s sulla necessità di «stracciare» il Codice degli appalti. Dalle parole ai fatti. Il decreto Genova deroga da tutte le norme extrapenali, comprese quelle antimafia che vengono reinserite solo dopo le proteste di Cantone. «Così com’è il decreto, le norme sulle interdittive antimafia non si applicano». Non tace il presidente dell’Anac. E a ottobre lancia una precisa accusa. «Molti pensano che le regole siano un impedimento, una scocciatura e che bisogna lavorare senza lacci e lacciuoli». Una linea che si concretizza nel decreto sblocca cantieri che replica il decreto Genova all’ennesima potenza, perché prevede che con un Dpcm possano essere identificate delle opere prioritarie strategiche in virtù delle quali un commissario straordinario può agire in deroga a tutte le norme extrapenali.

È la dimostrazione di quello che Cantone nella lettera di ieri definisce «un diverso approccio culturale», contro il quale l’ex pm anticamorra si scaglia più volte. «Sono contrario a ogni tipo di sanatoria fiscale perché ha effetti depressivi dal punto di vista economico», è la sua critica ai vari 'condoni' approvati o ipotizzati dal governo. «La giustizia 'fai da te' è la più grande sconfitta dello Stato», è il suo commento alle legge sulla legittima difesa. E sul caso Siri ad aprile, quando il leghista finisce sotto inchiesta per corruzione, non fa sconti a nessuno. «Per me uno che patteggia una bancarotta è colpevole di bancarotta che è un reato grave», aggiungendo che «evidentemente» il ministro Salvini che aveva difeso il sottosegretario «la pensa diversamente». Coincidenza, proprio Siri a febbraio aveva attaccato duramente l’Anac.

«Il Codice degli appalti va cancellato. Per combattere la corruzione smettiamola di prendere medicine per curare una malattia che ha bisogno invece di buonsenso e meno burocrazia». Ieri, all’Anac, a proposito dell’arresto del sindaco di Apricena, il leghista Antonio Potenza, ricordavano che tra le varie accuse c’è la turbativa d’asta. È stato utilizzato il vecchio modello prima delle modifiche dello sblocca cantieri che ha semplificato le procedure. Questa è la dimostrazione, come ha sempre detto Cantone, che «non c’è una legge perfetta che impedisce di consumare il reato di corruzione, se tu lo vuoi fare», ma è ovvio che tanto più semplifichi le norme tanto più il rischio è maggiore. E quanto accaduto ad Apricena «è la prova provata».

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