domenica 26 aprile 2015
​La rinascita di Selene: anni di cure per l'autismo e oggi un libro. Che stupisce gli esperti. Lei punta in alto: voglio aiutare quelli come me.
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Quella che lei ha ribattezzato 'timidezza', rifiutando i nomi astrusi delle diagnosi, è evidente nel suo sguardo basso. Selene Pittaluga è donna negli anni e bambina nella purezza. «Sono nata qui a Genova. Fin da piccolina ho sognato di diventare disegnatrice e ancora lo voglio: speriamo non sia tardi». Sì, perché i suoi 28 anni li ha spesi alla ricerca di se stessa, navigando con tenacia entro la nebbia fitta di quella sua 'timidezza', una nebbia in cui però si aggiravano maghi e cavalieri, faraoni e pirati, personaggi che vedeva solo lei e le facevano compagnia. Sono loro, oggi, i protagonisti di "Il lamento del cavaliere", il libro che Selene ha scritto e disegnato (editrice Il Canneto, 13 euro). Ma questa – diciamolo subito – non è solo una recensione e il suo non è un libro qualsiasi, basta la nota dell’autore  per rendersene conto: 'Al liceo artistico mi è capitato di essere sottovalutata, soprattutto dai compagni ma anche da qualche insegnante – scrive Selene –. Vorrei dire a chi dovesse leggermi di non arrendersi di fronte a un «non ce la fai!». Non abbattetevi, può darsi che chi vi dice così abbia torto marcio. Continuate a crederci e a sognare!'.  Lei lo ha fatto, combattendo con la forza dei suoi cavalieri senza macchia e senza paura, frequentando tanti «dottori della mente» e sottoponendosi a mille cure, soprattutto cercando di sconfiggere da dentro quella maledetta 'timidezza' che l’aveva prostrata («dopo il diploma non mi alzavo più, non riuscivo a guardare le persone negli occhi, non sostenevo il rapporto. I colloqui di lavoro fallivano perché facevo scena muta o al contrario dicevo cose per nulla consone...»). Fino al giorno in cui ha incontrato Philos, associazione nel cuore di Genova che si occupa di ragazzi autistici: «Era il 2012, qui per la prima volta ho avuto amici. Il fatto è che mi è sempre così difficile trovare qualcuno simile a me...». Conoscendo Selene ci si imbarca in un viaggio che sorprende e commuove. Proprio come i suoi racconti e lo spirito che li ha generati, uno spirito originale fino all’estremo, a tratti geniale, perennemente attratto dal bene e spaventato dal male del mondo. «Cerco su Wikipedia storie vere di personaggi e poi li trasfiguro con la mia fantasia. Nel primo racconto mi sono ispirata alla leggenda di re Artù, ma ho cambiato il personaggio di Mordred, che nei libri e nei film è sempre visto in negativo, l’ho costretto ad anteporre gli affetti alla sete di potere. Perché l’ho fatto? Forse è il mio inconscio desiderio, mi fanno pena i personaggi negativi e voglio dare loro un’altra chance. Perché anche a me per anni hanno visto in modo negativo». Ma il racconto più bello è tuttora inedito, chissà, forse in un secondo volume... S’intitola 'Reality Hell', una sorta di reality dantesco dove le anime dei peccatori per divertire i demoni si devono sfidare e trionfa colui che riuscirà a torturare proprio il suo assassino. «Se non che nel finale il vincitore si rifiuta, potrebbe farlo ma invece perdona, e così vince il Paradiso», riassume Selene, che ora nello sguardo ha una nota di speranza. Il suo talento di scrittrice e di illustratrice ha colto di sorpresa la responsabile psicopedagogica di Philos, Simonetta Lumachi, ma anche un fumettista d’eccezione come Giovanni Bruzzo, uno dei 24 disegnatori al mondo di Tex Willer. «È poliedrica, a volte mi stupisce – commenta Bruzzo, che è anche volontario nell’associazione –, potrebbe fare un salto di qualità importante, se non si chiudesse nel fumetto». Nel quale però Selene si rifugia, perché «il mondo non è sempre a lieto fine – nota lei – bisogna darci dentro per cambiarlo. Forse anche io ho fatto poco, avrei dovuto buttarmici, invece sono rimasta tanto tempo in solitudine... ma immagino sia un po’ una regola generale», scuote la testa. Poi, come nei suoi racconti, apre uno spiraglio alla luce che filtra: «Io voglio dare qualcosa agli altri, se c’è qualche altro ragazzo timido come me, dirgli che non si arrenda, che provi. Ma devo prima trovare le capacità in me, poi potrò essere forte anche per gli altri».  Intanto l’associazione Philos l’ha assunta: «Il suo estro – assicura Simonetta Lumachi – ci ha permesso di donare ai nostri ragazzi storie illustrate di ottima qualità, scritte su misura per le singole esigenze». Non solo: sulle alture di Genova domina misterioso il Castello d’Albertis e il settore Musei del Comune ha affidato proprio a Philos la produzione della guida dvd del maniero, con testi e illustrazioni di Selene. Lo costruì in stile medievale il capitano di mare Enrico d’Albertis, morto nel 1932 dopo aver compiuto tre volte il giro del mondo sui più estrosi mezzi di trasporto, dalla nave al cavallo, dal treno al cammello, dalla vela all’idrovolante. Marinaio e alpinista, uomo generoso e colto, sembra un personaggio uscito dalla sua penna, inventato apposta per lei. «La nipote ci ha aperto le gallerie segrete che dalle sue stanze fece scavare fin giù al porto e mi ha prestato persino i suoi abiti. Da oggi i turisti conosceranno il capitano dai miei racconti e disegni...». Tra principi e pirati d’invenzione, è il suo eroe in carne ed ossa, l’amico senza tempo che cercava da sempre, «perché per capirsi non importa l’età delle persone, ciò che conta è credere negli stessi sogni».  
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