venerdì 28 ottobre 2016
Attraverso la campagna “Un pasto al giorno” oltre 4mila volontari in 1.000 piazze in Italia e nel mondo raccolgono donazioni per chi ha bisogno.
Il 29 e il 30 ottobre in piazza per «Un pasto al giorno»
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Italiani che hanno perso il lavoro e vivono in strada, profughi che fuggono da guerra e povertà e cercano rifugio, bambini malnutriti che rischiano di morire di fame nei paesi più poveri del mondo. A ognuno l'Associazione comunità Papa Giovanni XXIII (APG23) fondata da don Oreste Benzi nel 1968 vuole restituire la dignità e la possibilità di costruirsi un futuro degno di questo nome. Si comincia rispondendo al bisogno più elementare, il cibo, con la consapevolezza però che quello è solo l’inizio.

Come aderire alla campagna “Un pasto al giorno”

Come? Attraverso la campagna “Un pasto al giorno” che il 29 e 30 ottobre, vede oltre 4mila volontari in 1.000 piazze tra Italia, Inghilterra, Olanda, Germania, Portogallo, Svizzera, Russia, Bolivia, Cile, impegnati a distribuire in cambio di un'offerta libera un ricettario antispreco e un pacco di pasta da poco più di 100 grammi - esattamente una porzione, il pasto di un giorno servito dall'associazione alle oltre 41mila persone assistite in ben 38 Paesi nel mondo.


Quest’anno, inoltre, Un pasto al giornoassume un significato particolare poiché è l’anno del Giubileo della Misericordia. Ed è proprio condividendo l’esperienza e la sofferenza dell’altro che si realizza l’ideale più completo di fratellanza. In questo senso, il pacco di pasta assume il significato di un abbraccio dato da lontano a chi è in difficoltà. Cibo è stare insieme, è mettere in comune, è espressione della generosità di Dio.



Un aspetto importante, poi, riguarda le parole di Papa Francesco: più volte il Pontefice si è soffermato nel mettere in guardia contro la dilagante cultura dello spreco, che concerne non soltanto gli alimenti e le cose, ma tocca, di riflesso, anche le persone. Lo scarto del cibo, dunque, diventa metafora dell’abbandono di chi è più in difficoltà, come gli anziani, i disabili, considerati gli ultimi della società. Lo spiega il responsabile della APG23, Giovanni Ramonda: «La facilità di ‘buttar via’ è sinonimo di indifferenze e insensibilità, gli stessi atteggiamenti che portano all’emarginazione di tanti nostri concittadini, lasciati soli ad affrontare i problemi e le difficoltà della vita. Il nostro ‘pacco di pasta’, dunque, vuol essere il simbolo di un nuovo patto sociale, che consente di accrescere se stessi aiutando gli altri, tutelare il diritto al cibo: uno dei diritti umani fondamentali».



I numeri dello spreco

Il problema dello spreco ha un riflesso economico molto rilevante. Secondo la Coldiretti, il valore monetario degli sprechi alimentari ammonta a 12,5 miliardi. Di questi, il 54% proveniente proprio dal consumo, il 15% dalla ristorazione, l’8% dall’agricoltura e il 2% dalla trasformazione. Se consideriamo che nel 2015 i poveri nel nostro Paese hanno superato i 4 milioni e mezzo (cifra record rispetto ai 10 anni fa), si coglie come il miglioramento delle condizioni di vita può passare anche da una lotta alla cultura delle eccedenze. «Anche attraverso il cibo – spiega ancora Ramonda - si realizza la dignità dell’uomo».

E una nuova chiave, più responsabile, del suo impiego, può migliorare la qualità della vita di tanti.
Chi volesse partecipare all’iniziativa collaterale per la divulgazione sul web potrà scattare una fotografia e postarla su Facebook o Instagram utilizzando l’hashtag ufficiale dell’evento: #unpastoalgiorno2016, un ulteriore strumento per fare passaparola in rete e raccogliere fondi per i progetti portati avanti dalla Comunità Papa Giovanni XXIII (APG23).

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