sabato 4 giugno 2016
​Urne aperte dalle 7 alle 23. Si vota nelle principali città, 7 i capoluoghi di Regione, e in altri capoluoghi di Provincia. Il governo: non sarà un test politico. Preoccupa l'astensionismo
 Alle urne (o no) un popolo esigente di Arturo Celletti

LA SCHEDA  7 cose da sapere per il voto 
LE INTERVISTE Le domande di Avvenire ai candidati sindaco di Roma, Milano, Torino, Napoli, Cagliari, Bologna
Comunali, la parola passa ai cittadini
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​Elezioni comunali, la parola passa ai cittadini chiamati a scegliere domenica 5 giugno (seggi aperti dalle 7 alle 23) sindaco e consiglieri comunali. Una campagna elettorale fiacca, concentrata forse più sul referendum costituzionale di ottobre che sui problemi concreti delle città, caratterizzata da un moltiplicarsi di candidati e da rotture storiche. Ma il vero nemico da battere, oggi come ieri, è la scarsa partecipazione al voto: il rischio astensionismo, spesso elevato quando la tornata elettorale non coincide con le politiche. Sono 13 milioni di italiani chiamati alle urne in 1342 comuni tra i quali 7 capoluoghi di Regione e altri 18 capoluoghi di Provincia. L'eventuale ballottaggio si svolgerà il 19 giugno. Nonostante il governo con il premier Matteo Renzi e il ministro dell'Interno Angelino Alfano abbiano precisato che non si tratterà di un voto pro o contro l'esecutivo - "dalle amministrative non arriva nessun segnale politico, si vota il sindaco punto" ha tagliato corto Renzi due giorni fa -, di certo il fatto che si voti in tutte le città principali, da Roma a Milano, da Napoli a Torino, da Cagliari a Trieste passando per Bologna fa assumere al test di domenica un valore strategico consistente. In ogni città gli equilibri tra quelle che una volta erano le coalizioni storiche sono diversi e fragili: il centrodestra si presenta in diviso, si ricompatta a Bologna e Milano dove pure, al comizio conclusivo per Stefano Parisi di venerdì sera solo per fare un esempio, Silvio Berlusconi e Matteo Salvini (reduce dagli attacchi "cercati" a Bologna) hanno deciso strategicamente di non incontrarsi. A Napoli la situazione più delicata per il centrosinistra con le primarie del Pd contestate e la rabbia del sindaco uscente De Magistris (Idv) che ha accusato il governo di entrare a gamba tesa nella partita per sostenere la candidata Valeria Valente. A Roma si va al voto anticipato dopo le dimissioni forzate di Ignazio Marino chieste proprio dal Pd che adesso rischia di non superare il primo turno. E proprio sulla Capitale si concentrano gli sforzi del M5s che spera con Virginia Raggi di mettere a segno un colpaccio. La sensazione degli esperti è che l'elettorato sia in molti casi ancora indeciso e che scegIierà il da farsi nelle ultime ore. La convinzione del premier invece è che la vera partita si giocherà tra due settimane, al ballottaggio e che il Pd riuscirà nell'impresa di farci arrivare tutti i suoi candidati nelle città più importanti. Perché, sarà anche un voto "non politico" quello degli italiani alle comunali, ma di certo il messaggio che manderà non si potrà ignorare.
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