lunedì 15 aprile 2013
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​Come la più ardita tra le possibilità: il ritrovare una libertà perduta per tornare ad immaginarsi una nuova modalità di vita, dando ordine a quella speranza ch’è rimasta accesa nel fondo dell’animo. Pietro Maso rientra a pieno titolo nella società e per entrambe le parti sarà come affrontare l’esame di maturità: per chi nel passato aveva tradito la società, la libertà sarà motivo per restituire - anche solo con uno stile nuovo - quella bellezza che un gesto ha striato; per la società sarà il ritrovare un figlio che durante la galera ha sentito rinascere la nostalgia di casa, ovverossia quel luogo nel quale sentirsi al sicuro anche quando cala l’oscurità. Nel periodo della detenzione l’uomo ha la possibilità di scendere nell’abisso del suo cuore e contemplare la lotta quotidiana che s’ingaggia tra la Grazia e la disgrazia, la miseria e la Misericordia, la bestia e l’Angelo: poggiare lo sguardo su questa battaglia interiore permette all’uomo di scegliere da che parte stare e, di conseguenza, re-imparare a sognare, desiderare e vivere. È il terreno fertile della carcerazione: un futuro colorato di riscatto è sempre e solo il sudato premio di una elaborazione del proprio passato compiuta nel silenzio eremitico e confuso di una cella di galera. Laddove la Grazia di Dio, silenziosa e apparentemente assente, riedifica le rovine antiche, ripara le brecce e restaura le strade perchè siano popolate (Is, 58,12).Domattina Pietro saluta la galera, quella fatta di sbarre e chiavistelli. Il rischio è quello di entrare in una galera più subdola e colorata: quella di chi, vittima del proprio passato, si mette a rincorrere il mito dei tempi andati accettando di fare del proprio male un business a colori. Quali delle due galere sia più disumanizzante è la storia a dimostrarcelo. Forse per questo stavolta l’occasione è ghiotta e piuttosto che fare l’uomo ladro lo può rendere custode: raccontare al mondo che a volte la detenzione è quel deserto dentro al quale Dio conduce l’uomo per parlare al suo cuore e poi rimetterlo dentro i quartieri del mondo per diventare testimone di Risurrezione. Letta alla luce della Pasqua, la vicenda di Pietro ritrova il sapore del primo Giovedì Santo della storia, quando anche i piedi di Giuda sono stati lavati, asciugati e baciati come i piedi di tutti gli altri discepoli, senza differenza alcuna. Sarà dunque una gioia tutta cristiana contemplare due piedi che, dopo aver imboccato nel passato una strada chiusa, sono riusciti a ritrovare il sentiero che porta verso casa. Per tornare a celebrare la vita che, nonostante tutto, rimane una sorgente di meraviglia.
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