mercoledì 11 novembre 2015
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La vicenda di Ancora richiama i fatti di Novi Ligure, dove 14 anni fa due minorenni, Erika e Omar accoltellarono mortalmente la mamma e il fratellino di lei. Anche qui due 'fidanzatini' definiti ragazzi 'normali' e 'simbiotici'. Don Domenico Ricca, salesiano, da 36 anni cappellano del 'Ferrante Aporti', il carcere minorile di Torino dove furono reclusi i due giovani, fu nominato tutore di Erika di cui ne seguì il processo. «Leggere i giornali in questi giorni mi intristisce e mi porta indietro negli anni – ha ricordato a margine di un incontro con i detenuti del carcere di Fossano, invitato a presentare il libro-intervista in cui racconta il suo ministero (Il cortile dietro le sbarre: il mio oratorio al Ferrante Aporti, Elledici) – e da allora sono passati quasi 15 anni, nel frattempo hanno fatto irruzione internet e i social network che rischiano di isolare ancor più i ragazzi nel loro mondo. Ma i problemi di allora non mi pare siano cambiati. Lo dicevo 14 anni fa dalle colonne di Avvenire e lo ripeto: la vicenda di Novi Ligure e quella di Ancora a me, prete ed educatore, dicono che dobbiamo lavorare con i ragazzi sulle dinamiche del gruppo, sulle dinamiche affettivesessuali precoci. Quando un 15-16enne si avvinghia a un altro, a un’altra, tagliando fuori tutto il mondo vero, perde la dimensione del reale. Legami così stretti ed esclusivi sono gravidi di conseguenze distruttive. Il mondo vero scompare e il mondo sognato da due o tre ragazzi diventa la realtà. Solo quella, tutti gli altri tagliati fuori. Gli adolescenti non vanno lasciati a se stessi, vanno trattati per l’età che hanno e quindi come tali devono essere seguiti». Don Ricca aggiunge come l’emergenza e- ducativa non riguardi tanto i giovani quanto gli adulti, i genitori, le famiglie sempre più fragili: «Credo che gli adolescenti vadano accompagnati con discrezione, ma anche con la fermezza con cui si tiene la mano a un bimbo di due anni che vuole attraversare la strada. I ragazzi spesso coltivano relazioni surreali e su quelle costruiscono castelli pericolosi: due cuori e una capanna a 16 anni è prematuro. Parrocchie e oratori non sono esenti da pericoli ed evoluzioni del mondo giovanile. Un padre e una madre hanno bisogno di confronto e aiuto perché in un mondo che cambia in modo vorticoso tutti abbiamo bisogno di sostegno».  A don Ricca fa eco Ennio Tomaselli, giudice del Tribunale per i minori di Torino per 23 anni, per tre capo della Procura minorile: fu lui a scrivere la sentenza di primo grado del processo di Erika e Omar. Anche Tomaselli, oggi in pensione, ha pubblicato di recente un libro che richiama i fatti di Novi Ligure con un titolo che mette in evidenza quanto giudicare i minori sia materia complessa: 'Giustizia e ingiustizia minorile: tra profonde certezze e ragionevoli dubbi' (Franco Angeli editore). «È presto per esprimere giudizi sulla vicenda di Ancona: certo i contorni ci richiamano Erika e Omar – commenta il magistrato – da quello che emerge è chiaro che siamo di fronte ad una situazione complessa, esasperata con conflitti e tensioni esplosi in modo tragico. Come 14 anni fa per Novi Ligure siamo chiamati a riflettere sull’emergenza educativa dei cosiddetti ragazzi normali: giustamente ci preoccupiamo delle situazioni border-line o dei minori stranieri con considerando che il vuoto educativo diffuso sta rendendo sempre più labile il confine fra disagio e normalità».
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