mercoledì 8 febbraio 2012
​Berlusconi: dialogare anche su riforma della giustizia. Bersani: «Casini lo sa, i poli sono due, non ce n’è uno in mezzo».
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​Si ricomincia, ma ancora non si sa da dove.O forse si riprende da «un impianto tendenziale bipolare». Così almeno vorrebbero Pd e Pdl, come recita la nota congiunta che esce a ridosso dell’incontro tra i due partiti per sondare il terreno delle riforme, a partire da quella elettorale e conferma i timori dell’Udc di Casini. Dopo l’iniziativa di Berlusconi di prendere la regia del dialogo con i partiti per mettere mano alle regole istituzionali, ieri sono stati avviati gli incontri bilaterali dei delegati pdl con la Lega e con i democratici, per proseguire oggi con il Terzo polo e Sel (l’Idv non intende far parte dei giochi).Le idee, però, restano ancora tante e lontane, ma soprattutto con il ritorno della politica si riaccendono i sospetti reciproci, tanto che i resoconti di fine giornata, difficilmente sovrapponibili, mostrano il partito dell’ex premier pronto a salvare il bipolarismo con il Pd, a correggere il "Porcellum" con la Lega, a restituire la parola agli elettori per la scelta dei candidati, ma non con le preferenze, invise al Carroccio, quanto piuttosto con i collegi uninominali, graditi ai democratici. Insomma, ancora un mix di idee, alle quali si aggiunge la premessa leghista di inserire la legge elettorale in un pacchetto di riforme complessivo. E allora, perché no, anche la riforma della giustizia, secondo la richiesta di Berlusconi. Ipotesi varie che nessuno disdegna, ma con il timore del Pd di trovarsi di fronte a chi «per cambiare tutto, non cambia nulla».I dubbi, dunque, restano. «Se Berlusconi è diventato affidabile? Questo lo vedremo alla fine – commenta il leader del Pd Pier Luigi Bersani – . Già altre volte abbiamo visto colpi di scena... Intanto, per dire, mentre si discute così, vedo che sono ricominciate le cene del lunedì». Di certo, però, ragiona il segretario democratico, «le preferenze non mi piacciono, servono i collegi e un impianto bipolare seppur flessibile, evitare l’eccesso di frammentazione e che i cittadini scelgano i parlamentari». Quanto al Terzo polo, Bersani manda un messaggio chiaro: «Casini è un politico intelligente e realista. Sa che i poli si chiamano così perché uno è a nord e uno è a sud, non perché ce n’è uno in mezzo...». Se poi ambisce a diventare il primo polo, «lo vedremo quando si discute di legge elettorale. Lì si capisce». Anche se «in realtà, fino adesso si è orientato a sistemi largamente proporzionali che consentono movimento a una forza centrale».Ecco i sospetti. E oggi tocca al Terzo polo, unito nella denuncia al Pdl che con questa mossa promuoverebbe il bipolarismo, ai danni dei centristi di Casini, Fini e Rutelli. E allora si riparte, con la necessità condivisa di «cambiare l’attuale sistema restituendo ai cittadini il diritto di scegliere i propri rappresentanti», dice il comunicato Pd-Pdl. Se poi non ci si riuscisse, potrebbe essere soddisfatta la Lega che ha chiesto «al Pdl di rivedere tutte quelle cose che non vanno dell’attuale legge, dall’aumento dello sbarramento, alla riduzione dei parlamentari, al maggior collegamento tra eletti ed elettori», dice il capogruppo del Carroccio Giampaolo Dozzo.Ma a questo punto, c’è chi chiede di "spacchettare" le riforme, lasciando la legge elettorale in un ramo del Parlamento e il resto nell’altro. E mentre si attende una capigruppo congiunta tra Camera e Senato per scrivere una road map, oggi Schifani riunisce i capigruppo, per fare un primo punto.
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