sabato 30 marzo 2019
Lettera di Mattarella a Fico e Casellati: commissione tuteli i risparmiatori, rispetto per Bankitalia e Bce
Colle, sì con paletti sulle banche
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I paletti del Quirinale per la commissione d’inchiesta parlamentare sulle banche. Sergio Mattarella promulga legge che la istituisce, ma con un’iniziativa incisiva, con pochi precedenti nei quattro anni e passa del suo mandato, scrive ai presidenti delle Camere convocati il giorno prima sul Colle per mettere in guardia sull’abnorme raggio d’azione del nuovo organismo che, «a differenza della precedente legislatura», non riguarda solo «vicende e comportamenti che hanno provocato crisi di istituti bancari ». Indicazioni «così ampie», avverte Mattarella con chiarezza estrema, «non devono poter sfociare in un controllo dell’attività creditizia». Né si può ipotizzare che «dai governi o da qualsiasi altro organismo degli Stati membri » partano istruzioni «destinate alle banche centrali né, tantomeno, alla Banca centrale europea». Passaggio, quest’ultimo, che è la spia dell’allarme scattato, sulla costituenda commissione, da parte di Ignazio Visco e - indirettamente - di Mario Draghi, che nei giorni scorsi si era detto pronto a misure della Bce a sostegno degli istituti di credito. Le perplessità del Colle si sono protratte per quasi un mese, da quando cioè il provvedimento è giunto all’esame di Mattarella, il quale avrebbe anche considerato la possibilità di non promulgare il testo salvo poi adottare questa misura di cautela. Ma dal Quirinale viene categoricamente rifiutata la lettura minimizzante - che in realtà nessuno si spinge a fare - di una regia esterna di quest’intervento, frutto invece di una grande preoccupazione per una sorta di 'stato di polizia' che si rischiava di instaurare, in grado di mettere sotto controllo i singoli risparmiatori. Mattarella lo dice con chiarezza: non è ammissibile che i parlamentari «pur sempre portatori di interessi politici», possano condizionare le banche «direttamente o indirettamente, nell’esercizio del credito, nell’erogazione di finanziamenti o di mutui», agendo «al di fuori dei criteri della Costituzione». Elisabetta Alberti Casellati e Roberto Fico si fanno garanti dei paletti posti da Mattarella e si accingono, nelle prossime ore - una volta che il testo sarà pubblicato in Gazzetta ufficiale a invitare i capigruppo a indicare i loro nomi per la commissione. «No a un controllore parallelo sugli istituti di credito», si allinea subito Pier Ferdinando Casini, ex presidente della precedente commissione, che aveva ambiti di intervento ben minori. Il M5s incassa il colpo. «Bene Mattarella », dice il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Stefano Buffagni, «ma noi tuteleremo le prerogative del Parlamento. Vogliamo andare fino in fondo per fare ordine e pulizia nel rispetto degli impegni presi con i cittadini», avverte.

«Ci metteremo al lavoro e lo faremo con senso dello Stato e responsabilità, verso il Paese e soprattutto verso i cittadini truffati», dice Luigi Di Maio. E le sue parole vengono interpretate anche come disponibilità a rivedere la discussa candidatura di Gianluigi Paragone alla presidenza della Commissione. Ma ogni veto su di lui viene seccamente smentito dal Quirinale, precisando che da parte di Mattarella non c’è alcuna intenzione di interferire sui nomi. Più che altro, quindi, si tratterebbe un veto della Lega, dopo le ripetute polemiche dello stesso Paragone nei confronti dei suoi ex compagni di partito, di fronte al quale il M5s - in realtà per niente compatto sul suo nome - non sarebbe intenzionato a fare le barricate. E proprio con la regia di Giorgetti e dello stesso premier Conte il governo punta a mettere ordine nelle nomine di Bankitalia che erano state motivo di attrito. Con la indisponibilità a un nuovo mandato da parte di Salvatore Rossi - principale destinatario degli strali del governo, che chiedeva 'rinnovamento' - c’è ora il via libera per la promozione a direttore generale di Palazzo Koch del vice Fabio Panetta, nome gradito a entrambi i partner di governo. Fra i vice resta al suo posto Luigi Signorini, ed entra Daniele Franco (ragioniere dello Stato uscente) mentre Alessandra Perrazzelli (ex di A2A) subentrerà a maggio a Valeria Sannucci. Con la nomina di Franco a via Nazionale si apre ora una nuova contesa per indicare il vertice della ragioneria dello Stato, nel ruolo in cui i rapporti dei due vicepremier erano diventati tesissimi durante la discussione della legge di Bilancio. «Un conto è l’autonomia di Bankitalia che nessuno mette in discussione, un altro è la mancanza di responsabilità di chi doveva vigilare e non l’ha fatto», dice Matteo Salvini. Ma nel disgelo in corso si inserisce anche una mossa di Bankitalia, che stacca un assegno a favore dei conti pubblici - in virtù del maggior utile netto registrato - pari a 5,7 miliardi, ben 2,3 in più dello scorso anno. Una boccata di ossigeno non male per i nostri conti pubblici disastrati.

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