mercoledì 1 aprile 2020
Ferie, permessi retribuiti e non, anticipo del Tfr tra le ipotesi per permettere ai collaboratori domestici di accedere al reddito di ultima istanza. Acli: aumento delle regolarizzazioni a marzo
Una badante con un'anziana

Una badante con un'anziana - Foto d'archivio Ansa

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Finora per loro non ci sono tutele nei decreti. Ma colf e badanti che lavorano nelle nostre case in queste settimane hanno visto stravolgere la loro quotidianità, così come le famiglie che sono i loro datori di lavoro. Tante le domande dall’una e dall’altra parte, cosa prevede il contratto (per chi lo ha), cosa possono fare le famiglie se preferiscono per paura o motivi di sicurezza non far lavorare ad esempio la loro colf durante l’emergenza sanitaria. Tanto per dare un ordine di grandezza, secondo Assindatcolf, circa il 60% degli 860mila lavoratori regolari in Italia hanno interrotto l’attività lavorativa.

Come? Gli strumenti a disposizione sono essenzialmente quattro. Si può infatti ricorrere alle ferie, magari anticipando anche quelle che il lavoratore domestico non ha ancora maturato, «questo consente al lavoratore di avere un reddito e di mantenere in essere il rapporto di lavoro – spiega Paolo Fiumana, coordinatore tecnico di Acli in famiglia – ed è la soluzione che le famiglie stanno attuando di più, nell’ordine dell’80% dei casi». Anche perché, spiega, «stando l’intera famiglia a casa, si tende a far da sé le pulizie. Ma il consiglio è sempre mettere per iscritto qualsiasi modifica al contratto».

Altra ipotesi è il permesso non retribuito, che anche in questo caso tutela la continuità del rapporto di lavoro, ma che certo indebolisce le tasche del collaboratore domestico. Altra strada, percorribile in particolar modo in caso di colf con poche ore settimanali è l’utilizzo di un periodo di permesso retribuito, qualora non si voglia far pesare economicamente la sospensione al collaboratore. Ma che non sembra adesso la scelta che le famiglie stanno percorrendo. Ultima soluzione è l’anticipazione di quote del trattamento di fine rapporto.

Percorrendo queste strade si lascia inoltre aperta la possibilità di accesso del collaboratore al Fondo per il reddito di ultima istanza che dovrebbe fornire misure di sostegno al reddito ai lavoratori che hanno cessato, ridotto o sospeso l’attività a seguito dell’emergenza coronavirus. Questo sostegno per colf e badanti dovrebbe arrivare con il decreto di aprile, «e dovrebbe aiutare con un contributo di 600 euro per due mesi le lavoratrici domestiche, ma per ora siamo solo alle buone intenzioni espresse dal governo», ammette il responsabile dell’associazione Acli dedicata alle famiglie.

C’è poi tutto un mondo di aiutanti di famiglia che non hanno un contratto regolare, visto che le stime parlano di 2 milioni di colf e badanti e solo circa 859mila con contratto registrato. Per chi non è in regola, tuttavia, questo potrebbe essere il momento buono per pensare al contratto. Anche per questi collaboratori domestici infatti dovrebbero essere previsti degli aiuti, circa 4-500 euro per due mesi, ma non a pioggia, probabilmente invece seguendo il criterio del minimo di giornate lavorate nel 2019. «In queste settimane di emergenza sanitaria nei nostri patronati – continua Fiumana - stiamo assistendo ad un aumento delle regolarizzazioni, anche se è difficile quantificarlo ancora con precisione. Non notiamo invece grandi variazioni sul fronte delle badanti, anche per la tipologia del lavoro stesso».


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