domenica 1 novembre 2020
La ministra Bonetti: no alla chiusura, le Regioni condividano con il governo la strategia
Elena Bonetti (Italia Viva)

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Le immagini degli scontri nelle diverse città passano mentre la ministra per la Famiglia Elena Bonetti lavora perché la stretta delle misure anti-Covid non tocchi la scuola: «Dobbiamo riacquisire quella necessaria solidarietà che è stata la cifra con cui l’Italia ha affrontato la prima fase dell’emergenza. Deve essere molto chiara la consapevolezza che o ci salviamo tutti insieme o non si salva nessuno», ragiona, condannando «ogni forma di violenza».

Lei si sta battendo perché non si chiudano le scuole. Pensa sia possibile?
Con Italia Viva e con la collega Bellanova abbiamo posto la priorità che si lavori in una visione di insieme. I dati vanno identificati e resi disponibili al mondo della scienza perché possa cooperare a trovare i modelli matematici per regolare la mobilità sociale e il limitare il contagio senza chiudere le scuola. E nello stesso tempo bisogna riconoscere che c’è una dimensione integrale della vita umana, che comprende il diritto all’educazione per i ragazzi, la necessità di mantenere vivo un tessuto economico. E poi, una risposta sanitaria efficiente. Avevamo detto che l’avremmo organizzata, dobbiamo ancora farlo fino in fondo, sia sul fronte della rete di prossimità della medicina territoriale che del numero di terapie intensive e del personale.

Ma non andava fatto prima della seconda ondata?
Avevamo chiesto che venisse fatto. Il sistema sanitario nazionale si è attrezzato, ma qualche mancanza nel completamento del percorso forse c’è. Non sta a me dirlo, penso parleranno i dati. Se dovesse essere così, il punto non è che le cose dovevano essere fatte prima. Il tema oggi è che devono essere pronte adesso e bisogna attrezzarci perché questo accada. Ovviamente il fatto che nel nostro Paese le Regioni abbiano la responsabilità della sanità, dei trasporti e di altre competenze è un elemento che ha reso più difficile un processo di governo complessivo, ma è anche un percorso che chiede buona collaborazione fra tutti i livelli istituzionali. Proprio perché c’è una responsabilità condivisa, oggi non serve scaricarla gli uni sugli altri. Serve invece gioco di squadra. Abbiamo tergiversato troppo sui fondi del Mes, necessari per dare corpo a una riforma del sistema sanitario nazionale e per rispondere sia all’emergenza che in prospettiva.

Il Mes per fermare il virus?
Il tema non è il Mes in quanto tale. Faccio un esempio: ad agosto avevo chiesto per ogni istituto scolastico uffici competenti che potessero procedere a uno screening con test rapidi per evitare il caos delle quarantene. Dentro le scuole il contagio è molto basso, ma certamente il tema della tracciabilità del contagio sta subendo rallentamenti molto forti, i genitori lo sanno. Già allora mancava il personale, servivano più risorse, più macchine per processare i tamponi: il Mes serviva a questo.

Diversi governatori chiudono le scuole anche per alleggerire i trasporti. Non è stata fatta una pianificazione?
Credo che una pianificazione ci sia stata nel ministero competente. Oggi però ci sono Regioni che chiudono le scuole affermando che il problema sono i trasporti locali o l’inadeguatezza del sistema di tracciamento sanitario. Deduco quindi che qualche passaggio del processo non abbia funzionato, ma oggi non è il tempo per le polemiche e le soluzioni vanno trovate. Ma le scuole sono un presidio di comunità e di sicurezza e vanno tenute aperte.

Molte Regioni chiedono un provvedimento nazionale.
Un conto sono le grandi aree metropolitane, altro le piccole realtà, quindi serve individuare le misure luogo per luogo, per evitare il lockdown. Perché questo resta l’obiettivo.

Allora perché critica i governatori che hanno agito in proprio?
Perché c’è bisogno di una condivisione delle responsabilità e di una strategia complessiva. Se si dice che la didattica a distanza è al 75 per cento (e non sono d’accordo) e che le scuole primarie restano aperte, quando le Regioni decidono di restringere devono dimostrare con i dati la loro linea e provvedere ad altri luoghi e servizi educanti. Inoltre, chiudere la scuola è un costo di cui è lo Stato a doversi far carico. E infatti ho dovuto inserire nel dl Ristori congedi parentali nuovi nel caso di figli in Dad o con l’attività scolastica sospesa.

Ma ci sta la possibilità che le scuole non chiudano, come in altri Paesi Ue?
Oggi non ci sono evidenze perché le scuole vadano chiuse. La ministra Azzolina si muove con tavoli a livello regionale per far fronte alle criticità locali e continueremo a cercare questa collaborazione. L’assenza di didattica in presenza porterà a un gap di formazione che difficilmente sarà colmato.

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