venerdì 19 marzo 2010
«Nutriamo la speranza che si realizzi, finalmente, la leale collaborazione di quanti potranno apportare elementi validi per la ricerca della verità. Siamo sicuri che tutto ciò, anche se non restituirà la vita a Elisa, risulterà di conforto per la sua famiglia e ridonerà dignità vera alla città». Le parole sono di monsignor Agostino Superbo, arcivescovo di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo. Il presule le pronuncia all’indomani del ritrovamento, nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità del capoluogo lucano, dei resti di Elisa Claps.
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«Nutriamo la speranza che si realizzi, finalmente, la leale collaborazione di quanti potranno apportare elementi validi per la ricerca della verità. Siamo sicuri che tutto ciò, anche se non restituirà la vita a Elisa, risulterà di conforto per la sua famiglia e ridonerà dignità vera alla città». Le parole sono di monsignor Agostino Superbo, arcivescovo di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo. Il presule le pronuncia all’indomani del ritrovamento, nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità del capoluogo lucano, dei resti di Elisa Claps, la sedicenne scomparsa nel 1993 (al riconoscimento ufficiale manca solo il responso del Dna). Superbo ha espresso «fiducia nell’operato degli inquirenti e della magistratura» ma anche nel «lavoro degli operatori della comunicazione» auspicando che «nei limiti del possibile, non si diffondano opinioni lesive della fama di chiunque, se non sono legittimamente fondate».Ieri altra giornata convulsa a Potenza. Dal mattino gli esperti medico legali hanno proceduto con l’incidente probatorio. Ai rilievi tecnici e scientifici, irripetibili e che diventano parte integrante dell’inchiesta affidata alla procura di Salerno (competente perché nel corso delle indagini un collaboratore di giustizia accusò un magistrato potentino), hanno assistito alcuni familiari della ragazza - che hanno riconosciuto gli effetti personali ritrovati accanto al corpo di Elisa - con il loro legale, e l’avvocato Mario Marinelli che rappresenta Danilo Restivo, uno dei primi indagati della vicenda. Restivo si incontrò con Elisa la mattina del 12 settembre 1993 (giorno della scomparsa) ma non seppe mai spiegare cosa fece e dove si trovava, quel giorno, dalle 12.45 alle 13.45 circa, orario in cui si presentò all’ospedale San Carlo di Potenza per farsi medicare una ferita ad una mano che disse di essersi procurato cadendo. Per questa "lacuna" Restivo fu condannato a due anni e otto mesi per falsa testimonianza.Il fratello di Elisa, Gildo, ha chiesto il rimpatrio dell’uomo, tuttora indagato, che vive in Inghilterra. Ieri Restivo ha fatto sapere di essere «estraneo» alla vicenda e di «non temere di essere arrestato. Mi auguro – ha riferito – che dagli accertamenti urgenti eseguiti possa derivare il riconoscimento della mia definitiva estraneità alla morte di Elisa Claps».Ma anche nel Regno Unito l’uomo ha incontrato seri problemi con la giustizia visto che Scotland Yard lo ha arrestato due volte, e altrettante rilasciato, per il caso di una sarta, seviziata e uccisa nel 2002 a Bournemouth, 200 chilometri a sud di Londra; la donna era vicina di casa di Restivo. Anche per questo la polizia inglese sta seguendo con attenzione le ultime vicende di Potenza. Che lasciano aperti tanti interrogativi. Da quelli della famiglia, che imputa agli investigatori «leggerezza e superficialità» nelle indagini successive alla scomparsa (poi allargate ad Albania e Brasile), fino al movente e alle modalità di esecuzione dell’omicidio e alla deposizione del corpo nel sottotetto della chiesa, un luogo difficilissimo da raggiungere.Intanto la città è sconvolta. L’uccisione di Elisa, per il sindaco Vito Santarsiero, «rappresenta una delle pagine più buie nella storia di Potenza». Una pagina che impone alla città di reagire con forza, «facendo appello – ha detto monsignor Superbo – alla fede in Gesù, alla tradizione, al rispetto per la vita e per la famiglia, dimostrandosi solidale con i familiari di Elisa». Il pastore ha parlato di una «comunità ecclesiale colpita al cuore ma vicina, come sempre, alla famiglia Claps e che oggi, in particolar modo, prega per Elisa, per i genitori e per i fratelli».L’arcivescovo emerito della Chiesa potentina, Ennio Appignanesi (nel 1993 alla guida dell’arcidiocesi), ha dichiarato che «quella è stata una pagina terribile nella mia vita di vescovo». Elisa, ha specificato Appignanesi, «era legata alla Chiesa - cantava nel coro parrocchiale - e aveva tanta voglia di vivere». «All’epoca – ha aggiunto monsignor Appignanesi – percepii un clima omertoso, di coperture. Oggi chi sa parli, si faccia vivo. Il cerchio si stringe».
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