venerdì 22 marzo 2019
La mamma di Adam: «Sono contenta per Rami, ma pensate anche a mio figlio. Entrambi i bambini sono cresciuti qui e hanno studiato qui, l’Italia è il loro Paese: per lui sarebbe una bella cosa»
I ragazzi di Crema con il ministro dell'Istruzione Bussetti che li ha incontrati a scuola / Cremaoggi

I ragazzi di Crema con il ministro dell'Istruzione Bussetti che li ha incontrati a scuola / Cremaoggi

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«Sono contenta per Rami, ma se danno la cittadinanza anche al mio Adam sarà una bella cosa per lui: sono entrambi cresciuti qua, hanno frequentato la scuola qua, l’Italia è il loro Paese». È l’appello della mamma di Adam, il 13enne di origini marocchine che per primo ha dato l’allarme sventando l’attentato di Ousseynou Sy sullo scuolabus. Mentre dunque la politica medita, tentenna, teme che conferire la cittadinanza a Rami, il 14enne di origini egiziane che ha salvato 51 vite, possa costituire un precedente scomodo, noi ancora udiamo l’eco delle parole incredibilmente adulte di Adam registrate dal 112: «La prego, signore, fate presto, questo non è un film, ci sono cinquanta bambini che rischiano di morire». Che anche lui abbia fatto la sua parte «non lo dico io – insiste la mamma col cuore in mano –, lo dicono le registrazioni delle telefonate... Comunque i bambini sono stati tutti eroi, c’è stata una bella collaborazione».

Aveva ragione Adam, non è un film. Ma il gioco di squadra dei bambini per distrarre il sequestratore e permettere così ai due compagni stranieri di avvertire le forze dell’ordine ci assomiglia tanto, ed è questo che ha mosso le coscienze: possibile che due ragazzini nati e cresciuti in Italia siano stranieri? La proposta di attribuire a Rami la "cittadinanza per meriti speciali", prevista dalla legge nei casi di eroismo, è partita dal vicepremier Luigi Di Maio ed è stata accolta con prudenza dal ministro dell’Interno Salvini: «Stiamo valutando le carte in modo approfondito – frenava ieri – ovviamente non quelle dei bambini ma dei loro genitori. Sono contento che diventare italiani sia così importante, ma la cittadinanza è preziosa, non è un biglietto del Lunapark, sarebbe facile dire diamo tutto a tutti...». La paura è che il caso Rami possa riaprire il dibattito sullo ius culturae, ipotesi esclusa dallo stesso premier Conte: «È molto bella la proposta e pure Salvini sta aprendo la questione, ma stiamo parlando di un singolo caso, non approfittiamo in modo strumentale per aprire una prospettiva più ampia». «Salvini si sta adoperando tantissimo. Lo ius soli, comunque, non è nel contratto di governo», dichiara anche Marco Bussetti, ministro dell’Istruzione.

Il quale ieri si è recato alla scuola media "Vailati" di Crema per stringere la mano agli alunni coinvolti nella giornata di terrore: «Siete ragazzi da dieci e lode, sono orgoglioso di voi», ha detto. Poi, ascoltando i loro desideri, ha promesso in premio «l’invito a una partita di serie A e l’incontro a Roma con l’Arma dei Carabinieri». Anche la bidella Tiziana Magarini, che ha avuto un ruolo fondamentale nel gestire l’emergenza durante il sequestro, ha chiesto al ministro di rivedere il carabiniere che l’ha estratta, per ultima, dal bus già in fiamme. "Per il senso civico, la prontezza e il coraggio che avete dimostrato, consentendo di mettervi tutti in salvo", è scritto nella targa che Bussetti ha consegnato all’intera scolaresca, la cui vera forza è stata l’intesa, come ricordato dalla sindaca di Crema, Stefania Bonaldi: «L’eroismo è stato corale, c’era chi distraeva l’attentatore, chi nascondeva i cellulari. Si sono salvati insieme, questo è il messaggio più importante». Bonaldi ha già ricevuto dalla Prefettura di Cremona la richiesta del certificato di nascita di Rami per la concessione della cittadinanza e si è detta «a disposizione», ma «nella mia cultura la cittadinanza è un diritto e darla per meriti speciali rischia di indurre a pensare che solo chi compie gesti eroici ne ha diritto».

Insomma, la soluzione del caso è ancora lontana e Di Maio stesso ieri sentiva l’esigenza di ricordare che «il tema della cittadinanza ai bambini nati nel nostro Paese non è nell’agenda del governo e può essere affrontata solo a livello europeo». Un’affermazione che gli è costata la delusa reazione del suo confessore, don Peppino Gambardella: «Luigi non si appiattisca sulla posizione della Lega, i Cinque Stelle sono diversi. Si ricordi che la maggioranza degli italiani è d’accordo sullo ius soli, il gesto di attenzione per Rami non dovrebbe essere un caso isolato. La Chiesa da sempre sostiene il diritto allo ius soli, Luigi si apra all’esigenza umanitaria e resti vicino ai valori cattolici».

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