giovedì 15 ottobre 2015
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Ma come, assessore, i cantieri per il Giubileo sono appena iniziati e già girano mazzette sui lavori pubblici? «Ho vissuto a Roma, più che a Palermo, e mi sento romano. Mi duole dirlo ma Roma, e questi arresti lo confermano, è una città profondamente corrotta...», constata Alfonso Sabella, magistrato di vaglia e assessore dimissionario alla legalità del Comune di Roma. Semmai, spiega, il fatto nuovo è la tempestiva sinergia fra Comune, Anac e procura: «Gli arresti sono la prova del funzionamento dei nuovi sistemi di controllo interno, di cui Roma Capitale si è dotata su spinta del sindaco uscente, e della collaborazione con Anac e con l’autorità giudiziaria». Lei rivendica di aver segnalato che qualcosa non andava... Nelle gare per la manutenzione di 8 lotti stradali, il 28 settembre la nostra amministrazione aveva scovato anomalie nelle offerte. Abbiamo sospeso la gara e convocato le imprese per chiedere spiegazioni sui ribassi. E non solo: in merito al 'cartello' dei due imprenditori, il 13 aprile scorso avevamo già presentato una denuncia formale in Procura. E la collaborazione con l’Anac ci ha consentito di scoprire che due imprese erano collegate tra loro, al contrario di quanto dichiarato. L’Anac dispone di una rodata squadra di collaboratori... Io invece sono l’assessorato. Non l’assessore, capisca bene, l’intero assessorato, e mi sarebbe piaciuto avere anche solo 3 o 4 dei validi finanzieri in forza all’Anac. Ma il vero nodo sono gli strumenti, che un’amministrazione comunale non può avere... Ad esempio? Non abbiamo un collegamento con la banca dati delle forze di polizia, non possiamo fare indagini bancarie o intercettazioni. Non siamo certo l’autorità giudiziaria, né potremmo esserlo... Ma non è il caso che un comune come Roma abbia almeno un team ad hoc di esperti di appalti e irregolarità? È ciò che stiamo provando a fare. Stiamo specializzando un gruppo di vigili urbani nei controlli fiscali. E per le procedure d’appalto, mi sono inventato dei corsi a dirigenti e funzionari comunali, tenuti grazie al supporto di magistrati della Corte dei conti e altri esperti della Pa, nei lunedì in cui l’Aula Giulio Cesare è libera... Basteranno a ripulire il marcio depositato da decenni attorno al Campidoglio? Quando sono arrivato in Comune ho trovato diversi dirigenti e funzionari corrotti e altri, invece, incapaci. Ritengo che rimettere a posto la macchina amministrativa capitolina sarà un’impresa molto, molto complicata. Complicata o disperata? Mai disperarsi. Lo Stato, quando vuole, fa. Ricordo un mio 'maestro' in magistratura, Nino Caponnetto, quando giunse in Via d’Amelio dopo la strage: 'È tutto finito', disse, e poteva sembrare così. Ma poi, anche grazie al mio lavoro e di altri colleghi, dimostrammo che Cosa nostra era battibile. È stata la mia più grande soddisfazione professionale. Se la sentirebbe, se il governo decidesse di nominarla commissario, di affrontare la sfida? Non avuto contatti né richieste da alcuno. Ribadisco che, da uomo di Stato, sono disponibile a ruoli tecnici, valutandone ovviamente le condizioni. Ma non sono disponibile a ruoli politici...
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