mercoledì 3 aprile 2019
La vittima è un neonato di origini nigeriane. È il secondo caso in due settimane, il terzo da novembre. «Garantire la pratica a prezzi accessibili», dice il pediatra Qaddurah
Sequestro di materiale utilizzato per la circonsione clandestina

Sequestro di materiale utilizzato per la circonsione clandestina

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Solo l'autopsia potrà chiarire in modo definitivo le circostanze della morte del neonato deceduto in un'abitazione di Quezzi, a Genova, in seguito ad una circoncisione eseguita in casa. Per la morte del piccolo sono state arrestate la madre e la nonna, due donne di origini nigeriane di 25 e 50 anni, mentre un uomo nigeriano di 34 anni è stato sottoposto a fermo di polizia giudiziaria dopo essere stato rintracciato a Ventimiglia mentre tentava di fuggire oltre confine, appreso della morte del bambino. Potrebbe essere lui l'autore della circoncisione, praticata in ambiente domestico, sul corpo del piccolo. L'uomo, con base a Genova, sarebbe stato conosciuto all'interno della comunità come soggetto in grado di svolgere questo genere di interventi.

Il papà del bambino si trovava all'estero per motivi di lavoro: in mattinata è stato informato di quanto accaduto.

Secondo quanto ipotizzato l'operazione sul piccolo sarebbe stata effettuata presumibilmente nella giornata di ieri: intorno alle 4 di notte poi la madre del bimbo dopo aver provato a tamponare un'emorragia che non si fermava ha chiesto aiuto al 118. I sanitari arrivati sul posto non hanno potuto fare nulla per salvare il bambino.

La mamma e la nonna del bimbo sono state portate in questura e interrogate a lungo: per svolgere l'interrogatorio la polizia si è avvalsa di un mediatore culturale. A fine mattinata sono state entrambe arrestate. L'accusa è di omicidio preterintenzionale.

È il secondo caso in due settimane. Domenica 24 marzo, a Bologna, è deceduto un bambino di cinque mesi di origini ghanesi. Durante le indagini sulla morte del piccolo, è emerso che, a novembre, un terzo neonato, di sei mesi, anch'egli di origini ghanesi, era deceduto, all'ospedale di Reggio Emilia, sempre a seguito di un intervento di circoncisione effettuato in casa.

«Inserire la pratica nei Lea»

«Il fenomeno delle circoncisioni clandestine riguarda migliaia di bambini ogni anno, e può essere risolto solo con un provvedimento nazionale che inserisca la pratica nei Lea, o comunque la garantisca a prezzi accessibili», dice Mustafa Qaddurah, pediatra e dirigente del Centro Islamico di Roma. «Al momento, tranne qualche eccezione, la circoncisione per motivi religiosi può essere fatta solo privatamente, al costo di migliaia di euro - spiega il pediatra -. Questo porta migliaia di famiglie, che non hanno i mezzi per pagare o per tornare a farla nei paesi d'origine, a rivolgersi a ciarlatani che chiedono poche decine di euro. Noi come Centro Islamico di Roma ma anche diverse altre realtà chiediamo da tempo che ci sia un intervento del ministero della Salute, come l'inserimento nei Lea, che è l'unico modo per risolvere il problema». La Federazione nazionale dei medici (Fnomceo) fa propria la proposta, e chiede che si inserisca la circoncisione rituale nei Lea o, in subordine, approvare una legge ad hoc affinché sia
accessibile a chi la richiede in strutture pubbliche e private, nei primi mesi di vita del bambino, e a costi calmierati.

Tremila interventi clandestini all'anno

Alcune stime parlano di 2-3mila circoncisioni clandestine effettuate ogni anno in Italia. «Pian piano il fenomeno sta venendo allo scoperto, anche per la maggiore conoscenza da parte dei medici e delle autorità - spiega Qaddurah - ma c'è comunque una grande percentuale che non emerge. Ai bambini che muoiono si aggiungono quelli, e sono centinaia ogni anno, che arrivano al pronto soccorso con malformazioni o infezioni causate dalla pratica che spesso portano a danni permanenti».

Il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli, stima che le circoncisioni rituali effettuate in Italia siano 5.000, di cui il 35% praticate nei circuiti clandestini. "Senza contare le altre 6.000 - aggiunge - eseguite nei paesi d'origine da cittadini che vivono stabilmente in Italia".

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