giovedì 26 agosto 2010
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«Non sono cattolica, ma penso che ogni uomo deve fare i conti con il significato della vita e che la risposta a questa domanda si trova solo in Dio. Un fatto che mi incuriosisce ed è per questo che sono qui a Rimini». Chi parla è una studentessa universitaria di Taiwan invitata al Meeting insieme ad altri compagni di studio per partecipare all’incontro promosso in occasione della traduzione de "Il senso religioso" di don Luigi Giussani, da maggio distribuito in tutte le edicole di Taipei e realizzata dalla Fraternità sacerdotale San Carlo Borromeo in collaborazione con Chen-Hsin Wang, docente di lingua tedesca alla Fu Jen Catholic University. Che ha raccontato al popolo del Meeting una storia emblematica di come si può diventare cristiani in un’isola dove i cattolici sono solo l’1%. «Prima ero buddista – dice – e in quella tradizione siamo stimolati a trovare la nostra natura originaria. D’altra parte il significato del mio nome significa cuore vero, ovvero quello che incontra l’amore. Il cuore vero, dunque, è quello che ti fa incontrare Dio. Ma cercarlo non è facile». «A 33 anni – prosegue – avevo sperimentato molte tradizioni religiose ma continuavo a non trovare la pace». Alla fine il cuore ha scelto il cristianesimo. «Mi ha colpito l’invito di Gesù nella Messa. "Vi do la mia pace...". È quel che voglio ed è per questo che mi sono battezzata». Anche se il percorso è stato accidentato. «Gesù – prosegue la Wang – ha avuto pazienza con me. Dopo aver ricevuto il sacramento con il nome cristiano di Ildegarda ho sentito la necessità di conoscere più a fondo chi ero diventata. Ho cominciato ad indagare sulle esigenze originarie del cuore e sono andata in Germania per saperne di più della santa che mi aveva dato il nome nuovo».  La Wang non rinnega la sua religione originaria. «Quello che cercavo nel buddismo l’ho trovato concretizzato nel cristianesimo. E al mio ritorno dalla Germania ho trovato nella mia isola tre preti di Comunione e Liberazione che mi sono sembrati altrettanti Matteo Ricci del nostro tempo». La docente è un torrente in piena e spiega così come ha vissuto nella sua persona la rivoluzione del Vangelo. «Ora Dio non è più lontano e Gesù è diventato un amico». E racconta, ancora stupita, un’altra scoperta: «I preti che sono arrivati a Taipei hanno un rapporto forte con la propria tradizione. Eppure non l’hanno sovrapposta alla nostra. C’è stata una sorta di accoglienza reciproca». Ci-Han Lu, consulente degli studenti nella medesima università racconta il lavoro educativo svolto con gli universitari. In una situazione, dice molto difficile. «Nella loro educazione è molto presente il confucianesimo. Una marea di esami e di divieti che impediscono ai ragazzi, al termine del percorso formativo, di porsi delle domande. Sono totalmente disinteressati alla realtà e incapaci di affrontarla in modo articolato». Una vera e propria emergenza educativa alla quale si aggiunge un altro elemento di criticità. «Fino a pochi anni fa Taiwan era poverissima. Oggi c’è un certo risveglio economico al quale non si accompagna però uno sviluppo spirituale». Come pulire, allora, le incrostazioni sullo specchio del cuore? Ci-Han Lu ha preso sul serio tre dimensioni della vita cristiana care a don Giussani: la cultura, la carità e la missione. Applicandole ad un gruppo di studenti, in gran parte non cattolici. «Li spingo ad interessarsi alla realtà. Ho poi proposto ai miei studenti di lavorare con me per aiutare prima i bambini poveri delle montagne e poi quelli delle periferie degradate. Così prendono coscienza del valore della persona». Un progetto che ha già coinvolto duemila studenti e suscitato l’interesse di governo ed imprese. Ed è ben sintetizzato dalla canzone proposta a sorpresa dalla docente in lingua originale. «Non importa – dice – se stai camminando in cima a una montagna o in una valle oscura. Se alzi la testa potrai vedere le cose che Dio ha preparato per te».
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