lunedì 23 dicembre 2013
​Nove africani si sono cuciti le labbra con ago e filo, altri ospiti stanno effettuando lo sciopero della fame e delle medicine
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Protesta choc al centro di identificazione ed espulsione di Ponte Galeria, a Roma. Dall'altro ieri gli immigrati, quasi tutti di nazionalità africana, stanno dando vita ad una singolare agitazione. Nove di loro si sono cuciti le labbra con ago e filo, mentre tutti gli altri sono in sciopero della fame e delle terapie mediche contro quella che loro stessi definiscono una "detenzione". Secondo fonti di polizia, i nove sono quattro tunisini e 5 marocchini. I primi sono tutti e 4 ex detenuti e saranno rimpatriati al termine della protesta: 3 sono stati in carcere per spaccio mentre il quarto, l'imam, per rapina, lesioni e tentato furto. I cinque marocchini sono invece tutti clandestini. E proprio in attesa di essere rimpatriati, vengono chiamati "ospiti". Un termine che suona come una beffa, almeno a sentire le testimonianze di chi nel Centro ci vive ormai da molti mesi. Ieri a verificare le condizioni degli immigrati sono arrivati numerosi politici, tra cui il presidente del Pd, Gianni Cuperlo, che si è detto "sconcertato" ed "indignato". Così come il vicesindaco di Roma, Luigi Nieri, ed il presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato, Luigi Manconi. "Qui è come stare in carcere", dice Mohamed, 44enne di origine marocchina. "Ci trattano come animali - continua -, c'è chi è qui dentro senza aver commesso alcun reato. La struttura è danneggiata, mal funzionante, una situazione bruttissima".
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