mercoledì 9 giugno 2021
In “Arte del Picnic”, Lia Beltrami utilizza il cibo come strumento per ricostruire il rapporto con la natura e con gli altri dopo la lunga pausa del Covid
Pic nic in Toscana

Pic nic in Toscana - Ansa

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Tra tutte le arti, forse è la più difficile. Quella del vivere richiede perizia e pazienza, fantasia e resistenza, oltre a una buona dose di resilienza. L'inverno del Covid - lungo un anno e mezzo - ha catapultato nella quotidianità di ciascuno il tabù di questo tempo: la morte. Di contro, però, allo stesso tempo, ha catalizzato lo sguardo globale sul suo opposto: la vita. Parola quest'ultima piccola, eppure tanto intensa da sfuggire a ogni definizione d'inchiostro. Lia Beltrami non si addentra in speculazioni. Il suo Arte del Picnic, pubblicato dalle edizioni Del Faro, è un invito ad "assaporare" l'esistenza. A gustarla, ad assaggiarla, a divorarla. I verbi non sono scelti a caso. L'autrice, scrittrice e regista, si concentra sul rapporto con il cibo, visto non come gesto meccanico bensì come mezzo per entrare in contatto con la realtà. E con gli altri. «Condividere la mensa, il pasto, dividere la gioia di un buon piatto, portano ad aprire il cuore e a riscaldare la vita», scrive Lia Beltrami. Picnic, gastronomia e ricordi di viaggio sono lo spunto per parlare della gioia del vivere. E di farlo con arte. «L'arte del picnic diventa così un'esperienza sensoriale completa che riattiva il legame con la natura, con il Creatore - si legge nella prefazione di padre Joshtrom Kureethdam, coordinatore del settore Ecologia del dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale della Santa Sede - e che può far vivere alle famiglie e alle comunità un momento gioioso, lontano dai ritmi frenetici della quotidianità».

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