mercoledì 4 settembre 2019
La leader dell’ala che ha spinto il negoziato con Zingaretti: «Si cambi strategia sui migranti, basta con lo slogan dei 'porti chiusi'. Grillo? Senza di lui perdiamo progettualità
«Chiusa una fase politica sbagliata. Chi ha remato contro ora fuori»
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«Con il voto di oggi su Rousseau e la vittoria del 'sì' a maggioranza schiacciante, gli iscritti ci hanno lanciato due messaggi importanti. Il primo è che la lungimiranza e la voglia di cambiamento della nostra base sono molto più spiccate di tanti cosiddetti 'big' del M5s. Il secondo elemento da non trascurare è la richiesta chiara di chiudere una pagina politica di guerre, insulti e litigi per aprirne una nuova di partecipazione e atteggiamento costruttivo. Insomma, testa bassa e pedalare per il Paese». Roberta Lombardi, prima presidente del gruppo parlamentare del M5s alla Camera e oggi capogruppo alla Regione Lazio, esulta per il plebiscito con cui il popolo pentastellato dà il via libera al governo giallo-rosso. Del resto la veterana del Movimento, che all’epoca della diretta streaming rifiutò l’offerta di Pier Luigi Bersani e del Pd, questa volta ha fatto da apripista ed è stata la prima esponente dei 5 stelle a caldeggiare un’alleanza con i dem.

Lombardi, perché 6 anni fa non si poteva siglare un’intesa con il Pd mentre adesso sì?
Nel 2013 ci siamo proposti con un programma alternativo a destra e sinistra e avevamo garantito ai nostri elettori che non ci saremmo mai alleati con alcuna forza politica, per cui sarebbe stato folle e incoerente non rispettare quel tipo di impegno preso. Nel 2018, invece, siamo arrivati alle elezioni del 4 marzo dicendo che ci sentivamo pronti per andare al governo del Paese e che, in caso non avessimo avuto i numeri per farcela da soli, avremmo stretto un’alleanza sui temi con chi era disponibile. Siamo stati coerenti in entrambi i casi con quanto promesso in campagna elettorale.

Per far partire l’esecutivo va trovata la quadra sui ministri. Che scelte si aspetta?
Figure di alto profilo, privilegiando chi ha lavorato in modo molto proficuo e poco mediatico. Sono sicura, inoltre, che Giuseppe Conte si ricorderà di tutte le persone, tra ministri e sottosegretari uscenti, che hanno remato contro questo progetto politico. Chi non credeva nella nascita di una maggio- ranza M5s-Pd non potrà essere tra i protagonisti della squadra di governo.

Tra i principali promotori di questo governo c’è Beppe Grillo che negli ultimi giorni ha inviato più di un segnale esplicito. Al Movimento serviva un ritorno in scena del garante in questa fase?
Sì, probabilmente adesso ci mancava un po’ di progettualità. Dopo 14 mesi di convivenza con la Lega ci eravamo intristiti e avevamo smarrito la capacità di guardare al lungo periodo con un’ampia visione. Servono programmi politici che proiettano verso il futuro invece di concentrarsi sulle nomine da fare il giorno dopo. In questo senso, Beppe ci è stato di grande aiuto.

Lei ha già sperimentato alla Pisana il dialogo con Zingaretti. Come si lavora con il Pd?
Quando si agisce per temi ho constatato che si possono creare sinergie. In un anno e mezzo di lavoro in Regione con il centrosinistra non c’è stato quel pregiudizio aprioristico che ho riscontrato in 5 anni di opposizione in Parlamento. Sulla cura del territorio, sul sostegno ai lavoratori in bilico e sulle misure a favore dell’edilizia pubblica abbiamo ottenuto buoni risultati insieme al Pd. Certo, non sono tutte rose e fiori e gli scontri (a partire dai criteri delle nomine) non mancano, ma si lavora per superare le difficoltà.

Già si parla di intese regionali M5s-Pd a partire da Umbria ed Emilia Romagna. Lei sarebbe favorevole?
Ogni Regione conosce i candidati che si propongono e i rapporti tra forze politiche sul territorio. Bisogna valutare caso per caso. Magari in futuro si può arrivare a trovare una condivisione su un candidato esterno ad entrambe le parti, stimato e incensurato. Le alleanze sul territorio le vedo ancora lontane, ma non impossibili.

E nel Lazio che succede?
È assolutamente prematuro parlare di Lazio. Vediamo innanzitutto l’operato del governo che sta per nascere. Se dimostrerà di fare cose per i cittadini si può ragionare del futuro. Sono ottimista perché penso che questo esecutivo farà bene sia sulle scadenze più imminenti (dal taglio dei parlamentari al nodo Iva) sia nelle misure di lungo periodo e durerà fino a fine legislatura, ma aspettiamo i fatti.

Conte è la persona giusta per guidare questo governo? Non avere due vicepremier litigiosi favorirà la sua mediazione?
Conte ha dato prova in questi mesi di possedere una notevole capacità di ascolto e mediazione. Non avere vice a Palazzo Chigi non vuol dire che non dovrà trovare sempre una sintesi tra forze politiche che restano diverse tra loro.

Sull’immigrazione ci sarà discontinuità?
Sul tema dell’immigrazione abbiamo sofferto un po’ troppo il precedente partner di governo. Abbiamo votato per questione di serietà e di fedeltà provvedimenti che molti miei colleghi hanno cercato di cambiare attraverso il lavoro emendativo senza riuscirci. Sicuramente si partirà dalla revisione dei punti del decreto sicurezza-bis su cui il Quirinale ha formulato rilievi. In generale, comunque, la questione immigrazione va affrontata a tutto tondo e non con lo slogan dei 'porti chiusi' (solo alle Ong) che, per fortuna, appartiene a una stagione politica che sta per finire.

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