venerdì 13 giugno 2014
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«Sono amareggiato. Non c’è solo un vulnus della Costituzione, all’articolo 67, dove si parla della libertà del parlamentare. Ma anche nel regolamento del gruppo del Pd al Senato c’è scritto che il pluralismo è un valore e che sui temi rilevanti, tra cui quelli delle riforme della Costituzione, deve essere lasciata libertà di voto». Vannino Chiti, ex presidente della Regione Toscana, guida la pattuglia dei 14 senatori del Pd che si sono sospesi dopo che il gruppo ha sostituito Corradino Mineo e lo stesso Chiti in Commissione Affari Costituzionali.Dal Pd le viene risposto: potete esprimere il vostro dissenso in aula, ma non bloccare i lavori della Commissione... Mi sembra un discorso capzioso: vorrei capire se la libertà di voto è un valore o un qualcosa che funziona a corrente alternata. La decisione di sostituire dei parlamentari dissidenti non ha precedenti nella storia della Repubblica. E nessuno di noi ha mai tentato di sabotare le riforme, come pure siamo stati accusati di fare. Gli strumenti della politica sono il dialogo e la mediazione. Devo dare atto alla presidenza del gruppo di aver promosso un confronto ampio, durante il quale molte posizioni si sono avvicinate. Da parte del governo, invece, abbiamo trovato solo un muro.Renzi insiste: le riforme vanno fatte al più presto...Prima che in fretta, le riforme si devono fare soprattutto bene. Alla Camera ci sono stati 34 franchi tiratori nella maggioranza che hanno introdotto per i giudici delle forme di responsabilità civile che non hanno eguali in nessun Paese d’Europa. E cosa ci si viene a dire? Che è stata una tempesta in un bicchier d’acqua e che il Senato sistemerà tutto. Sommessamente vorrei far presente al premier che se questo incidente fosse avvenuto con la sua riforma in vigore non ci sarebbe alcuna possibilità di cambiare quella pessima legge sui giudici al Senato e dovremmo tenercela così com’è. Per non parlare di quello che potrebbe succedere sui temi etici, sui quali potrebbe decidere la maggioranza politica della Camera ottenuta con una legge elettorale fortemente maggioritaria. Per fare politica serve autorevolezza, non autoritarismo. Serve il dialogo, non i mologhi.
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