domenica 29 dicembre 2019
Quattro mesi fa aveva sistemato un rudimentale pacco-bomba sulla porta della curia, ferendo due persone. Dopo la messa di Natale in prigione si è avvicinato a monsignor Aiello
L'attentato sulla porta della Curia

L'attentato sulla porta della Curia

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Sono trascorsi quattro mesi esatti da quando Nelson, 43 anni, disoccupato salernitano residente in Irpinia e abituale frequentatore della mensa dei poveri di Avellino, combinò un attentato al palazzo vescovile. Quel pomeriggio, era il 23 agosto, Nelson piazzò un pacco-bomba rudimentale davanti al portone d’ingresso della Curia. Il suo obiettivo era probabilmente monsignor Arturo Aiello, pastore della diocesi di San Modestino e simbolo di una cristianità che, a modo suo, Nelson avrebbe voluto contestare per chissà cosa. Colpa della disperazione di quei giorni che gli aveva offuscato la mente al punto da spingerlo a procurarsi tre bombolette di gas, quelle usate solitamente per il campeggio, per costruire un ordigno rudimentale.

La deflagrazione fu talmente violenta da ferire un passante e il responsabile della Caritas; i due, nel tentativo di disinnescare la bomba, finirono in ospedale. Il vescovo, transitato per il portone solo qualche minuto dopo lo scoppio, fin dall’arresto del responsabile aveva manifestato pubblicamente l’intenzione di incontrarlo.

E l’incontro, come reso noto dallo stesso monsignor Aiello, è avvenuto casualmente proprio nel giorno di Natale: «Come sono solito fare – racconta il vescovo – ho celebrato la messa nel nostro carcere di Bellizzi; in gergo si chiama 'Istituto' ma tutti sanno che non è un albergo stellato... Per motivi di sicurezza non c’erano tutti i 600 detenuti ospiti ma solo alcuni». «Ho guardato i loro volti – prosegue il presule –, mi sono affacciato sui loro sguardi, ho tagliato a fette la nostalgia di casa e la tristezza per il loro piatto vuoto 'a sera da’ vigilia', cogliendone lo stupore quando ho detto che Gesù veniva per i poveri ed essi erano invitati d’eccezione. Ho colto occhi lucidi soprattutto quando ho ricordato che il Salvatore è al tempo stesso giudice e avvocato difensore e che in lui l’avvocato prevale sempre sul giudice. Alla fine della messa, però, ci siamo scambiati gli auguri, uno mi ha fatto cenno come se volesse dirmi qualcosa in privato. Mi sono avvicinato e immediatamente anche il direttore si è fatto da parte».

Quell’uomo era proprio Nelson, l’attentatore che monsignor Aiello non conosceva nemmeno di vista: «'Vi chiedo perdono', mi ha detto tra i denti. E sulle prime confesso che non ho capito di chi si trattasse». Al forte abbraccio sono seguite le parole che lo stesso vescovo, per la gioia, ha svelato nella lettera di Natale indirizzata ai fedeli: «Non preoccuparti, Nelson non ho nulla da perdonarti; piuttosto io avrei tante cose da farmi perdonare da Gesù che viene a salvare te e me! Lui non guarda la fedina penale e non ha dimestichezza con il casellario giudiziario. Buon Natale!».

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