mercoledì 30 giugno 2021
Lettera del cardinale alla comunità. Confessa l’amico della 16enne uccisa a coltellate: «Sono dispiaciuto e molto confuso. Ho seguito una spinta superiore, una presenza demoniaca»
Zuppi: «La violenza è un virus, combattiamolo»
COMMENTA E CONDIVIDI

Una confessione nella notte, tra ammissioni e frasi ancora da chiarire. Il killer di Chiara Gualzetti, la ragazza trovata senza vita lunedì sera in fondo a una scarpata nei dintorni di Monteveglio, nel Bolognese, è stato portato in un centro di giustizia minorile. «Le indagini sono ancora in corso per risalire al movente reale» ha affermato il comandante della Compagnia dei Carabinieri di Bologna Borgo Panigale, Riccardo Angeletti. Nel corso dell’interrogatorio, il minorenne fermato ha fatto riferimento «a una spinta superiore», parlando di «una presenza demoniaca che lo spingeva a compiere atti sempre più violenti verso le persone». Ha poi detto però di essere stato «infastidito dalle avances della giovane ragazza». In serata, infine, si è descritto come «dispiaciuto e molto confuso». La perquisizione a casa del sedicenne ha permesso di rinvenire sia l’arma del delitto, un coltello da cucina, e sia i vestiti sporchi di sangue, oltre al telefono della vittima di cui il giovane si era disfatto.

Intanto la comunità locale è rimasta attonita per il delitto. «Carissimi, con molta sobrietà, in modo sommesso come richiedono momenti come questo, desidero dirvi che mi unisco al pianto di tutti voi che si unisce a quello della famiglia di Chiara» ha scritto in un messaggio il cardinale di Bologna, Matteo Zuppi. «La sentiamo un po’ figlia e sorella nostra. Gesù, quando vide Maria e Marta piangere per il loro fratello Lazzaro che era morto, si mise a piangere anche lui davanti all’ingiustizia della morte. Sembra incredibile – ha aggiunto –. È incredibile non vedere Chiara tornare e riprendere le cose di sempre».

Lo sgomento è lo stesso di chi la conosceva bene. «Era brava nel tiro con l’arco – ricorda ad esempio Roberto Vetri, allenatore di Chiara –. Se avesse continuato con le gare sarebbe cresciuta molto, anche come persona». La ragazza faceva parte degli Arcieri del Melograno, associazione di Monteveglio che propone rievocazioni storiche nel contesto del bel borgo medievale collinare. Chiara vi partecipava da due anni, si era molto appassionata, così come le piaceva passeggiare per i sentieri naturalistici del parco dell’Abbazia: d’altra parte, insieme alle attività della polisportiva, è questo ciò che il territorio offre ai circa 200-250 adolescenti che, con le loro famiglie, abitano nella località. Una trentina di questi giovani, tra cui Chiara, frequentava anche la parrocchia. È molto addolorato don Ubaldo Beghelli, parroco di Monteveglio, che conosce bene la famiglia Gualzetti ed è rimasto in costante contatto con i genitori. «Chiara frequentava l’Estate Ragazzi, fino al momento della pandemia, quando il ritrovarsi fisicamente non è più stato possibile» racconta adesso il sacerdote. Diversi suoi coetanei «si vedevano ogni tanto per una pizza, in parrocchia. Sono stati proprio loro a voler organizzare la veglia di ieri, per ricordare l’amica» dice don Ubaldo, che non si dà pace.

«La pandemia del male ha un alleato: la violenza – riflette ancora Zuppi nella sua lettera –. Cresce nel cuore delle persone come un virus che sembra all’inizio innocuo, che si insinua nelle fragilità e nella solitudine, accentua le differenze e le trasforma in divisioni, rende i giudizi barriere e le prese in giro ferite profondissime, impedisce di parlarsi amichevolmente, coltiva l’odio e svuota di sentimenti rendendo l’uomo lupo per gli altri uomini e anche per se stesso. Ecco, oggi una cosa però mi chiedo e vi chiedo, insieme alla giustizia per Chiara, fiore bellissimo: combattiamo il virus della violenza».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: