venerdì 1 maggio 2015
COMMENTA E CONDIVIDI
​Come fantasmi. Questi sono. Compaiono in corteo, come manifestanti qualsiasi, poi all’improvviso si raccolgo in piccoli gruppetti e dagli zainetti tirano fuori le loro divise e le loro armi: magliette nere, passamontagna, mazze e molotov. Oppure il materiale lo occultano giorni prima nei luoghi vicini a dove pensano di far scattare la battaglia, giusto per eludere eventuali controlli preventivi delle forze dell’ordine. E poi, appunto, passano all’azione, anzi alla guerriglia urbana. Sono loro i famigerati black bloc, i militanti del “blocco nero”, gli appartenenti a quella galassia antagonista e anarchica che ormai da anni sono fra i protagonisti degli scontri che avvengono a durante le più importanti manifestazioni dell’area no global. Fanno rete fra loro sfruttando il “sapere” informatico: comunicazione criptate via Internet per trovarsi pronti nel momento giusto, ovvero quello opportuno per scatenare i tumulti. Ormai hanno tecniche raffinate e non li ferma nessuno. Troppo violenti per essere allontanati dagli altri partecipanti alla manifestazione. Nel mirino le sedi istituzionali e le centrali del potere economico: come banche e centri commerciali, obiettivi da colpire attraverso operazioni che vengono chiamate di “shopping anarchico”. Questi c’erano anche oggi in corteo ma capire chi sono è difficile, anche per le forze dell’ordine. Spesso sono stranieri, tedeschi e spagnoli. Quando gli interroghi ti rispondono "non intiendo, non ablo…". E scatta così il sospetto, che quello di fianco a te, che sfila, magari a viso scoperto, nel giro di pochi minuti possa trasformarsi in uno “spaccatutto”, a differenza di altri manifestanti che invece pacificamente urlano al cielo slogan sperando di costruire un “mondo” diverso.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: