giovedì 3 dicembre 2015
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Lascia increduli il commento di prima pagina con cui 'Libero' di ieri ha attaccato il vescovo di Padova Claudio Cipolla. All’autore Mario Giordano, che pure in gioventù ha lavorato nella stampa cattolica e in altri frangenti ha liberamente dimostrato di non aver dimenticato l’essenziale di quell’esperienza, non è parso vero di salire su un pulpito di carta per fare una predica da sommario defensor fidei. Il direttore del Tg4 è arrivato a utilizzare strumentalmente, come un politicante qualunque, le parole del vescovo, quel «passo indietro per mantenerci nella pace, nell’amicizia e nella fraternità», accusandolo addirittura di «buttare a mare Gesù per non disturbare Maometto». Peccato che Giordano non si sia preoccupato di leggere e capire che cosa il vescovo Claudio avesse detto e ridetto, anche in una lunga e pubblica nota. Per informarsi a dovere prima di lanciarsi in una feroce intemerata (accompagnata da un fotomontaggio indegno, di cui però il commentatore non porta pena) non è indispensabile aver appreso il mestiere in una testata cattolica, è sufficiente averlo imparato e basta. Come si fa a gabellare per «arrendevole» chi, nel nome di Cristo, propone dialogo e pace a coloro che hanno fedi diverse? Come si fa a flagellare chi invita i cristiani a essere se stessi e ad amare le proprie tradizioni, ma senza chiudersi nelle trincee delle consuetudini? Così si fa male alla verità, e anche a se stessi. È proprio vero: per avvicinarsi a Gesù Bambino occorre farsi attenti e umili, con la tenace speranza di cambiare i cuori. E le parole.
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