venerdì 7 agosto 2015
Il Ministro Poletti e Martina:"rafforzare le iniziative di contrasto dei fenomeni di irregolarità" Cgil denuncia: 40.000 braccianti come Mohamed​, il bracciante stroncato sui campi il 20 luglio scorso.
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​A seguito dei drammatici fatti di cronaca verificatisi nelle ultime settimane in Puglia, il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Giuliano Poletti, ed il Ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, hanno deciso di rafforzare le iniziative di contrastodei fenomeni di irregolarità e delle criticità che caratterizzano le condizioni di lavoro nel settore agricolo e che determinano rischi pesanti per la salute dei lavoratori, in particolare nella stagione estiva.I responsabili dei servizi prevenzione delle Asl, spiega una nota del ministero del Lavoro, saranno coivolti nelle attività di vigilanza già programmate e sulla base di intese preventive o prassi consolidate. L'obiettivo è quello di accertare e contrastare i fenomeni di caporalato, lavoro "nero" o irregolare, e di assicurare il rispetto delle condizioni di sicurezza in cui devono operare anche i lavoratori del settore agricolo. Settore per il quale sono già state programmate specifiche attività di vigilanza, partendo da una analitica mappatura delle aree geografiche che negli ultimi anni hanno fatto registrare la maggiore concentrazione dei fenomeni di irregolarità e delle criticità. Altri 40.000 come Mohamed. Sono almeno 40.000, secondo la Cgil, i braccianti stranieri che vivono in condizioni simili a quelle di Mohamed, il sudanese di 47 anni morto per il caldo, mentre raccoglieva pomodori, il 20 luglio scorso. Sembrava impossibile che, nel Salento, a pochi chilometri dalle spiagge affollate di turisti, un bracciante potesse morire di caldo per guadagnare 2 euro all’ora. Eppure, secondo i dati forniti dalla Confederazione italiana del lavoro, che sono stati incrociati con le statistiche ufficiali dell’Inps, con i dati degli ispettorati del Lavoro e con quelli raccolti quotidianamente sui campi, migliaia di migranti lavorano in condizioni ai limiti dell'illegalità, simili a quelle nelle quali è morto Mohamed. Lo confermano anche le verifiche effettuate a Porto Cesareo dai carabinieri coordinati dalla Procura di Lecce, proprio sulla morte del bracciante, che stanno facendo emergere diverse irregolarità nel modo di operare dell’azienda per cui lavorava. E’ ancora la Cgil a chiedere di investigare la morte di una donna di 49 anni, in un vigneto di Andria, il 13 luglio scorso, che era stata attribuita, fino ad oggi, a cause naturali. Sembra destinata, infine, ad allargarsi anche alle condizioni di lavoro dei braccianti impiegati da un'azienda di Polignano che commercializza uva, l'inchiesta sulla morte di un tunisino di 52 anni avvenuta mercoledì scorso. Secondo Yvan Sagnet , il consulente della Cgil che, nel 2011, guidò la "rivolta" dei braccianti di Nardò, i lavoratori illegali "sono prevalentemente immigrati di origine africana, arruolati grazie all'intermediazione dei caporali, ai quali versano una parte del guadagno giornaliero per pagare il trasporto nei campi, il cibo e persino il posto letto". Il problema abitativo è l'altra faccia dell'emergenza dei braccianti sempre secondo la Cgil. In Puglia circa 10.000 persone vivono nei ghetti, diffusi dal Gargano al Salento, dove le condizioni di vita sono disumane. A nulla sono servite, secondo il segretario regionale Flai Cgil, Giuseppe De Leonardis,  le politiche regionali contro il caporalato dello scorso anno. "Non è stata fornita alcuna risposta immediata rispetto alle questioni poste" dice De Leonardis. Secondo il sindacalista al di là della programmazione per il prossimo anno, che si è discussa in un incontro in Regione in questi giorni, servono risposte immediate sia in relazione all'assistenza abitativa che allo stato di illegalità diffusa sul piano lavorativo. Per questo la Cgil chiede "l'immediata attivazione dell'Osservatorio regionale sul sommerso in agricoltura e l'accentuazione delle misure ispettive e repressive". Ieri, intanto, è emerso anche che 8 migranti di origine africana si erano introdotti illegalmente in un casolare di campagna a Marina di Ginosa, occupandolo e sono stati denunciati per danneggiamento e occupazione abusiva.
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