mercoledì 2 ottobre 2013
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Se, come dice il preside del­l’Istituto comprensivo 8 di Bologna, «ognuno si rego­la come ritiene opportuno», e che «la scelta dipende dalla sensibilità individuale del do­cente », che fine fanno le nor­mative in vigore sui simboli re­ligiosi? E a proposito di sensi­bilità, quella dei genitori degli alunni non conta nulla? In­somma, a furia di riconoscere 'diritti' e, appunto, 'sensibi-­lità', non si rischia di scivola­re nell’effetto contrario?
Cesa­re Mirabelli, già presidente del­la Corte Costituzionale e do­cente universitario, sembra es­serne convinto. «A prescinde­re da ogni considerazione giu­ridica, credo si possa parlare di un atto di intolleranza – am­mette il giurista – pur in un contesto, quello scolastico, do­ve dovrebbe essere insegnato il contrario». La traduzione del 'caso' in ter­mini giuridici è un invito a noz­ze per Mirabelli... «Se è vero che la regolamentazione vigente sui simboli religiosi, che li vuole af­fissi nelle aulee, può sembrare datata, è altrettanto vero che, chiamato ad esprimersi sull’ar­gomento, il Consiglio di Stato ne ha riaffermato la validità. I­noltre, rispetto a un ricorso in­ternazionale contro il crocifis­so in aula, la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo, at­traverso una sentenza definiti­va della Grande Camera, ha chiarito che la presenza in clas­se di questo simbolo non lede né il diritto dei genitori a edu­care i figli secondo le proprie convinzioni, né il diritto degli alunni alla libertà di pensiero, di coscienza o di religione».
Dunque... «non è rimesso alla scelta di qualcuno se toglierlo o meno. Né vi possono essere differenti interpretazioni da scuola a scuola». Altro che ognuno si regola co­me ritiene opportuno... «A vo­ler essere ancora più precisi – aggiunge Mirabelli –, nella sua sentenza il Consiglio di Stato ha voluto stabilire che, oltre al va­lore religioso, il Crocifisso 'è un simbolo idoneo ad esprimere l’elevato fondamento dei valo­ri civili' (tolleranza, rispetto re­ciproco, valorizzazione della persona, affermazione dei suoi diritti, etc…) che hanno un’ori­gine religiosa, ma 'che sono poi i valori che delineano la laicità nell’attuale ordinamento dello Stato'». Del resto, conclude Mi­rabelli, il laico antifascista Pie­ro Calamandrei propose di af­figgere, nei tribunali, il crocifis­so non alle spalle ma davanti ai giudici, per ricordare loro le sof­ferenze e le ingiustizie inflitte agli innocenti». 
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