venerdì 31 ottobre 2014
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L’ordinamento giudiziario italiano, ossia l’insieme delle norme che regolano l’attività dei giudici, è pensato per fornire al cittadino le massime garanzie di equità e imparzialità, quindi anche la possibilità di presentare appello a fronte di decisioni che questi ritenga ingiuste o lesive dei propri diritti. Fatto sta che tale tutela sembra oggi slabbrata, come una maglia che per essere indossata a tutti i costi sia stata tirata di qua e di là più e più volte. È questa la sgradevole impressione che si ricava da decisioni come quella presa ieri dal Tar della Campania, che sospendendo la sospensione (proprio così...) del sindaco di Napoli de Magistris gli ha restituito la poltrona malgrado la condanna per abuso d’ufficio, in attesa che la Corte costituzionale si pronunci sulla legittimità degli effetti retroattivi della legge Severino. Senza entrare nel merito, notiamo che sempre più frequentemente tramite la giustizia amministrativa si rimette in discussione quanto deciso in sede penale o civile. Inevitabile constatare che così si mette a rischio, prima ancora che la certezza della sanzione, l’utilità stessa della legge.
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