giovedì 18 novembre 2010
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Dai laboratori del Cern di Ginevra è arrivata una notizia molto interessante. Nel corso dell’"Esperimento Alpha", infatti, il gruppo di fisici guidati da Jeffrey Hangst è riuscito a creare e ad "intrappolare" l’antimateria e 38 atomi di anti-idrogeno sono finiti nella rete come pesci.In verità non è la prima volta che vengono creati atomi di antimateria. Nel 1997, sempre a Ginevra, nell’ambito del Progetto Athena (acrostico che significa "Apparato per esperimenti di alta precisione con antimateria neutra") furono creati ben 50 mila atomi di anti-idrogeno, che però sfuggirono dalle mani dei fisici. La loro energia era troppo elevata e pertanto, quando colpivano le pareti dell’apparato sperimentale, sparivano nel nulla. È noto infatti che quando l’antimateria viene a contatto con la materia ordinaria avviene il cosiddetto processo di "annichilazione" e tutto scompare misteriosamente nel nulla.Di fronte a questo comportamento dell’antimateria, i fisici pensarono che l’unico modo di creare e catturare atomi di antimateria fosse inventare un procedimento che producesse anti-atomi meno energetici, in modo tale da poterli confinare in una "trappola magnetica", il che equivaleva a mettere gli anti-atomi dentro a una bottiglia in attesa di poterli utilizzare per certi esperimenti. Proprio questo è stato fatto ieri al Cern di Ginevra; e da oggi questi 38 atomi di anti-idrogeno possono essere prelevati dalla bottiglia per essere confrontati con la materia ordinaria.La notizia è decisamente interessante perché dallo studio dell’antimateria è possibile tentare di risolvere il mistero delle origini dell’universo. Per molti l’antimateria è una parola magica che evoca scenari da fantascienza; invece si tratta di materia che non ha in sé nulla di strano. Ogni particella ha la sua anti-particella, vale a dire un corpuscolo con la stessa massa ma carica elettrica opposta. La prima ad essere stata scoperta è stato l’antielettrone ("positrone"), poi è venuto l’"anti-neutrone" e così via. L’antimateria, dunque, non è altro che l’immagine speculare della nostra materia.Robert Musil, nell’Uomo senza qualità, scrive che «Dio preferisce parlare del mondo da lui creato servendosi del congiuntivo potenziale (hic dixerit quispiam…) perché Dio fa il mondo e intanto pensa che potrebbe benissimo farlo diverso». Il nostro universo è fatto di materia ma poteva essere fatto anche di antimateria. Il Big Bang, infatti, generò una par condicio per quanto riguarda (per dirla alla Teilhard de Chardin) la «stoffa dell’universo», perché materia e antimateria furono create in parti uguali. Ma questa uguaglianza avrebbe condotto inevitabilmente all’annichilazione, perché materia e antimateria si sarebbero annullate a vicenda. Tutto questo, invece, non è accaduto e oggi noi sappiamo che il nostro universo è composto di materia e non di antimateria. Il problema, allora, è cercare di capire dove sia finita tutta quella antimateria. Ecco perché i fisici da tempo hanno cercato di intrappolare atomi di antimateria. E oggi quei 38 atomi finiti in bottiglia sembrano proprio una moderna lampada di Aladino dalla quale ci si aspetta possa uscire il genietto che spieghi finalmente il mistero delle nostre origini.
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