giovedì 9 aprile 2020
Locatelli, Iss: "Negli ultimi cinque giorni, calo costante dei ricoveri nelle terapie intensive"
1.615 nuovi contagi e 610 decessi. I medici morti arrivano a 103
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Una discesa sempre segnata dalla lentezza, quella della curva epidemica nel nostro Paese. Ecco i dati dell’aggiornamento quotidiano (insieme ai numeri dei giorni precedenti) resi noto da Angelo Borrelli, capo del Dipartimento della Protezione Civile. I nuovi contagi nel nostro Paese, rispetto a ieri, al netto dei deceduti e dei guariti, sono 1.615 (1.941 lunedì, martedì 880 e ieri 1.195).

La cifra totale degli attuali positivi accertati in Italia arriva a 96.877 (ieri 95.962).

Il numero dei decessi è 610 (domenica 525, lunedì 636, martedì 604 e ieri 552). Fra questi, 300 in Lombardia.

I ricoveri nelle terapie intensive scendono a 3.605 (lunedì 3.898, martedì 3.792 e 3.693 ieri). In Lombardia il totale delle persone ricoverate nelle terapie intensive scende di 21 posti.

Mentre è in isolamento senza sintomi o con sintomi lievi il 67% degli attuali contagiati (ieri 66%). Registrando un decremento, solo ad aprile, dell'8%.

Sempre rispetto a ieri, i guariti sono 1.979 (lunedì 1.022,martedì 1.555 e ieri 2.099).

Il commento di Franco Locatelli, presidente Istituto superiore di Sanità, è cautamente ottimista: "Negli ultimi cinque giorni, ben quattro si sono conclusi con un calo dei ricoverati. E nelle terapie intensive questo calo prosegue da cinque giorni", ha detto. E ancora, "pur nel numero ancora importante di decessi, oggi ci sono dieci regioni, principalmente al Centro Sud, nelle quali questo numero inferiore a dieci. Un successo da attribuire alle misure di restrizione e alle capacità del sistema sanitario nazionale".

Nel frattempo è arrivato a tre cifre il conto dei medici morti, 103 (e 28 infermieri), con gli ultimi quattro che vanno ad aggiungersi alla lista di quelli di famiglia. E arrivano anche le parole durissime di Filippo Anelli, il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri (Fnomceo): "Cento colleghi morti. E’ una ferita sulla pelle di tutti i medici. Mai avremmo pensato di arrivare a tanto. Questi numeri devono far riflettere chi doveva tutelarci".

Ancora: “E’ opportuno riflettere su quanto questo virus ci abbia colti impreparati e sul fatto che garantire la sicurezza sul lavoro è un dovere dello Stato", aggiunge Anelli, sottolineando che "i medici di famiglia hanno pagato il tributo più pesante". Perché “sono stati lasciati soli a combattere a mani nude contro il virus” E se i medici si sono ammalati, “è accaduto perché sono stati contagiati visitando i loro pazienti".

QUI I NOMI E LE STORIE DI TUTTE LE VITTIME TRA I MEDICI

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