mercoledì 6 novembre 2013
​L'indagine: tra i connazionali c'è «preoccupazione» ma niente «disperazione», aiutare gli altri prevale sulla ricerca del benessere personale. E spunta il concetto di "papafrancescanesimo":  più vita di fede e frugalità nei consumi.
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Italia disperata, egoista e rinchiusa in sè? Non più, o piuttosto sempre meno: il 29,5% degli italiani afferma di ricevere "moltissima carica" dalla possibilità di aiutare qualcuno in difficoltà. È uno dei risultati di una ricerca Censis, che viene presentata oggi a Roma, su "I valori degli italiani 2013. Il ritorno del pendolo". Secondo i dati raccolti dal Censis il 40% degli italiani si dice molto disponibile a fare visita agli ammalati, più del 36% si dice assolutamente pronto a rendersi disponibile in caso di calamità naturale, per contribuire al bene comune. Il 37% si dice molto o abbastanza disponibile a dare una mano nella manutenzione delle scuole (il 21% è "molto" disponibile). Questa percentuale al Sud aumenta fino al 41%, 6 punti percentuali in più rispetto al Nord-Ovest: evidentemente, laddove il bisogno è più forte, gli italiani sono pronti a mettersi in gioco. Anche per la manutenzione delle spiagge e dei boschi, più di un terzo degli italiani si dice pronto a collaborare (il 34%), mentre il 37% si trincera dietro un più interlocutorio "forse". Anche in questo caso al Sud l'energia potenziale sembra maggiore (la percentuale sale al 36%) rispetto al Nord-Est (33%), dove probabilmente l'emergenza è meno sentita.L'amore più forte rimane quello per le persone che ci sono vicine: l'80% degli italiani afferma di amare moltissimo i propri familiari, il 64% il proprio partner, il 22% i colleghi di lavoro. Il 26% ritiene di vivere in un territorio in cui la coesione sociale è forte, per il 64% è discreta, solo il 9% pensa che sia modesta. E soltanto il 10% pensa che l'onestà dei cittadini che abitano nel suo territorio sia scarsa. Il 59% degli italiani afferma che curare la propria spiritualità procura una buona dose di energia positiva. E si diffonde, sostiene il Censis, una sorta di "papafrancescanesimo". "La figura del nuovo Papa sta risvegliando in molti l'interesse non solo per la fede, ma più in generale per la vita spirituale e il gusto per una certa frugalità nei consumi". Un'attitudine che comincia a riflettersi anche nella giornata lavorativa, profilando un futuro di minor competizione e maggior collaborazione: il 35% degli imprenditori italiani ritiene che collaborare bene con i colleghi darebbe molta carica, come anche quasi il 31% degli artigiani. "Potrebbe farsi strada una nuova cultura imprenditoriale, più collaborativa, in grado di essere trainante per il paese, se prevarrà la voglia di riscoprire l'altro come alleato e non come competitor", è la chiosa del Censis.Ma non è tutto rose e fiori, ancora. Oggi l'85% si dice preoccupato e il 71% indignato, e solo il 26,5% dice di sentirsi frustrato e il 13% disperato. Al contrario, il 59% degli italiani si sente vitale (e anche il 48% degli over 65 anni). Le preoccupazioni e l'indignazione, non solo non si sono mutate in frustrazione e disperazione, ma non hanno indebolito la vitalità individuale. Il Paese è tutt'altro che spento. Semmai è in attesa di un segnale: il 46% degli intervistati ammette di trovarsi nella condizione in cui vorrebbe fare qualcosa, ma non sa che cosa. "Nel paese si prepara una reazione al degrado antropologico conclude il Censis-, una reazione che però aspetta di essere incanalata e condotta. La spinta ideale mostra di avere sufficiente energia per far sì che il ritorno del pendolo sia un percorso evolutivo e non involutivo. Ma si avverta l'assenza di una regia che coaguli tutte queste energie: oggi il 67% degli italiani non si sente rappresentato da nessuno". ​
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