sabato 2 febbraio 2013
Con queste parole, il segretario generale della Cei, monsignor Mariano Crociata, ha rinnovato l'appello dei vescovi italiani agli elettori a recarsi alle urne il 24 e 25 febbraio prossimi. «Non farsi ingannare dagli imbonitori di qualsiasi sorta ma scegliere il meglio, concretamente guardando ai valori dell'etica sociale, che hanno fondamento nei principi irrinunciabili».
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Il principale messaggio è per i cittadini. «Non votare significa portare acqua alle difficoltà del Paese». Quindi è bene recarsi alle urne e dare il proprio sostegno a chi sostiene «i valori irrinunciabili», che costituiscono «la base del bene comune». Ma monsignor Mariano Crociata ne ha anche altri, e non meno importanti, di messaggi. Alla classe politica nel suo complesso: «Sarebbe opportuno che il dibattito elettorale di queste settimane fosse meno incentrato su battute a effetto e più puntato alle prospettive future del Paese per superare la crisi che stiamo vivendo» (la disoccupazione crescente, ad esempio, indicata tra i problemi maggiori). E anche ai cattolici impegnati nell’agone elettorale. «La collocazione in diverse formazioni non è dispersione, ma ricchezza». A patto che «l’accento, prima che sulla varietà di scelte» venga messo «sull’unità di fondo che sussiste tra coloro che esprimono la propria coscienza civica impegnandosi anche in politica».Il segretario generale della Cei ha risposto così, ieri mattina, alle domande dei giornalisti durante la conferenza stampa di presentazione del comunicato finale del Consiglio permanente tenutosi in settimana. Domande che, come c’era da attendersi, hanno riguardato in particolare le prossime elezioni e i temi ad esse connessi. L’astensione, ad esempio, va posta sullo stesso piano del suffragio dato alle forze della cosiddetta antipolitica? «Non votare è un segnale pericoloso, di corto respiro civico, un danno per la democrazia», ha detto il vescovo. D’altra parte, però, «bisogna superare allergie e insoddisfazioni anche profonde», cercando di esprimere «scelte non sotto la spinta dell’emotività», ma in base a «una valutazione che cerca d’incanalare energie positive al dibattito e al confronto, quindi a dinamiche di democrazia». Perciò Crociata ha sottolineato: «Le insoddisfazioni che, in maniera più o meno forte, possono essere avvertite devono indurre a scelte molto oculate, a valutazioni molto attente che comunque, attraverso l’espressione del voto, contribuiscano a dinamiche d’impegno, di confronto, di rapporto tra forze e presenze che possono interagire per produrre politica».In altri termini Crociata ha messo in guardia dal «farsi ingannare da imbonitori di qualsiasi sorta» e a «valutare onestamente il quadro complessivo». E ha indicato chiaramente che nella difficile navigazione tra Scilla e Cariddi dei diversi programmi e schieramenti, la bussola da seguire è quella dei valori non negoziabili. «Non lasciamoci ingannare – ha detto il vescovo – da formule illusorie, orientiamoci alla scelta del bene maggiore di tutti, della società intera, che alla base ha i valori della persona». Questi valori fondamentali non sono infatti «una scelta arbitraria o ideologica», ma le «basi per il vero bene della persona e della collettività intera», le «basi di ogni valore e di ogni diritto», a partire dalle quali è possibile concepire «una visione di società che guarda alla crescita economica». Infine una raccomandazione: «In politica non possiamo essere provinciali: non possiamo pensare che il bene di tutti si giochi in questioni localistiche. Bisogna avere uno sguardo nazionale e un orizzonte più vasto e globale».Su questi valori, inoltre, si basa anche l’unità di fondo di quanti da cattolici sono impegnati nelle diverse formazioni. Essi «sono l’espressione della varietà e della ricchezza del mondo cattolico, nella sua tensione a contribuire alla dinamica politica». Una varietà, ha spiegato Crociata, che «non è dispersione, ma espressione di una ricchezza portatrice di un’unità di fondo, di una condivisione di un insieme di valori e di una potenziale visione del futuro del Paese che si traduce in opzioni diverse, ma che concorrono a unità nella ricerca del bene comune».A una domanda sulla nuova disciplina dell’Imu il segretario generale della Cei ha poi risposto ricordando che «come sempre rispetteremo la nuova normativa» e che «chi non paga le tasse va trattato di conseguenza». Quando però i vescovi sottolineano «il valore sociale» del «servizio di tanti nostri enti ecclesiastici che svolgono attività non di tipo commerciale» non lo fanno per «difendere interessi di parte, ma quelli della gente che non sa a chi rivolgersi e che viene spesso rimandata alle nostre strutture anche da tanti enti pubblici. Se, ad esempio si chiudessero tutte le scuole dell’infanzia, come farebbero tanti Comuni?».Infine Crociata ha auspicato che «la magistratura colga le zone d’ombra nei diversi livelli della vita sociale, purificandoli dalla corruzione». E ha definito «fisiologica» la successione del cardinale Angelo Bagnasco al cardinale Camillo Ruini a capo del Comitato per il Progetto culturale.
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