mercoledì 7 dicembre 2016
Il costituzionalista: le due leggi elettorali in vigore per Camera e Senato sono troppo diverse.
Italicum, Ceccanti: la Consulta anticipi la decisione
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Stefano Ceccanti, costituzionalista, tra i saggi per le riforme scelti da Napolitano, ex senatore del Pd e convinto sostenitore del Sì al referendum: la sensazione è quella di una situazione politica caotica, in cui manca, al momento, uno sbocco condiviso. E l’udienza fissata dalla Consulta il 24 gennaio sembra complicare il quadro. Che cosa sta succedendo?

Innanzitutto comprendiamo lo schema di gioco. Il voto di domenica ha bocciato la maggioranza politica che reggeva questo governo. L’attuale maggioranza non esiste più, è sciolta. Basta sentire Alfano per capirlo. E allora ci sono solo tre opzioni in campo. La prima è il 'governo di tutti', con ministri che rappresentano larga parte degli schieramenti. Ma pare di difficile realizzazione. E allora restano il 'governo di nessuno', con i tecnici. E il 'governo dimissionario', ovvero Renzi che resta sino allo scioglimento delle Camere ma senza un nuovo voto di fiducia.

La data del 24 gennaio scelta dalla Consulta agevola una delle ipotesi?
Per il principio della leale collaborazione tra le istituzioni, sciogliere le Camere prima che la Corte si esprima non sarebbe corretto. E allora per una volta, ma solo per una volta, sono d’accordo con Salvini nel merito, non nel metodo ovviamente: se la Corte anticipasse l’udienza sarebbe buono. Allo stesso tempo, però, il 24 gennaio non è proprio lontanissimo: è proprio per questo che rientra in gioco l’ipotesi del 'governo dimissionario'. Renzi potrebbe aspettare quella data e poi accompagnare il Paese al voto.

Cosa si aspetta che faccia la Consulta?
Ciò che crea problema è che le due leggi elettorali ora in vigore per Camera e Senato sono troppo divaricate, troppo diverse. Per Montecitorio c’è un sistema ipermaggioritario mentre a Palazzo Madama c’è un proporzionale. In questo quadro credo che il ballottaggio non reggerà, potrebbe essere cassato. Resterebbe un proporzionale a turno unico con premio di maggioranza solo per chi raggiunge il 40 per cento.

Sarebbe una decisione autoapplicativa, operativa senza ulteriori interventi legislativi?
Sì, assolutamente. Per il Consultellum del Senato serve invece un piccolo intervento di armonizzazione normativa perché la Corte, quando ha corretto il Porcellum, ha inserito la preferenza unica. Ma si risolve con un decreto-legge o un regolamento.

La domanda che tutti si pongono è: si va al voto presto o la legislatura arriva al 2018? Mi pare che la legislatura non stia più in piedi, ormai. Dall’udienza della Consulta inizierà comunque un conto alla rovescia verso le urne.

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