venerdì 13 maggio 2016
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ROMA Il dibattito è aperto: la legge sulle unioni civili è la prova dell’irrilevanza dei cattolici in politica? Mette alle corde i credenti nel Pd? Il senatore Stefano Lepri, uno dei 'cattodem' più battaglieri quando il ddl-Cirinnà è stato esaminato da Palazzo Madama, rovescia il punto di vista: «Ci siamo battuti e abbiamo fatto valere i nostri argomenti. Siamo mino-ritari, certo, ma non marginali. E il testo finale dimostra che il Pd è un partito plurale. I nostri dubbi e le nostre posizioni si sono rivelate giuste e, soprattutto, in sintonia con i sentimenti del Paese. Senza di noi il Partito democratico avrebbe creato un solco profondo con la grande maggioranza dei cittadini favorevoli ai diritti e nettamente contrari ad adozioni e stepchild». Senatore, sembra una rivendicazione... Innanzitutto è un chiarimento verso chi, nel mio partito, dice che abbiamo lavorato per affossare la legge e ci dipinge come integralisti e medioevali che perseguono sotterfugi. Noi abbiamo fatto una battaglia asperrima e dura, ma alla luce del sole. Con prese di posizione e emendamenti pesanti, con la presenza costante a tutti i tavoli di confronto, rivendicando la libertà di coscienza. Le nostre carte le abbiamo messe sul tavolo dal primo all’ultimo minuto. Il fronte con il quale avete 'combattuto' fa festa e annuncia altri passi avanti... Comprendo che chi aspettava un testo da tanti anni abbia avuto voglia di fare festa. Io avrei fatto altri tipi di commenti, al posto loro. Avrei sottolineato che siamo giunti ad una sintesi, avrei valorizzato maggiormente il lavoro del partito e dei gruppi parlamentari. Sono certo che nei prossimi giorni le valutazioni saranno più equilibrate e meno enfatiche. prosegue a pagina 7 Intervista Stefano Lepri
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