giovedì 17 settembre 2020
Assunto un quarto dei docenti necessari, più di 215mila i supplenti. Sindacati in piazza il 26 settembre Nel Lazio un terzo degli istituti è chiuso per mancanza di prof e in Sicilia non è partito
Cattedre vuote, la scuola nel caos

Ansa

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Banchi che non sono ancora arrivati, spazi per il distanziamento da trovare, “supplentite” peggiorata rispetto agli anni scorsi, disabili senza sostegno e insegnanti già stressati dopo tre giorni di lezione, per il carico di responsabilità che la pandemia ha messo sulle loro spalle. La scuola è ripartita lunedì in 12 regioni (e ieri in Friuli Venezia Giulia, il 22 settembre in Sardegna e il 24 in Puglia, Campania, Abruzzo, Basilicata e Calabria), ma c’è poco da festeggiare, secondo l’analisi dei cinque maggiori sindacati di categoria, che ieri hanno presentato i “numeri” della ripartenza, elencando le «molte difficoltà» ancora da affrontare.

A partire, per esempio, dal caso del Lazio, dove un terzo delle scuole è rimasto chiuso per mancanza di insegnanti e molte hanno scelto l’orario ridotto per cominciare senza la didattica a distanza. In Sicilia, invece, sono ancora chiuse le scuole del primo ciclo. Per quanto riguarda i banchi, finora ne sono stati consegnati 400mila, pari al 16,6% del fabbisogno dichiarato dalle scuole, di 2,4 milioni di pezzi. Il resto, ha assicurato nei giorni scorsi il commissario Arcuri, sarà recapitati agli istituti entro fine ottobre. Nel frattempo, denunciano i sindacati, ci si arrangia in qualche modo. Il capitolo più spinoso, per Flc-Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals e Gilda, è però quello delle mancate assunzioni degli insegnanti di ruolo. Delle circa 85mila regolarizzazioni autorizzate dal Mef, ne sono state effettivamente realizzate 22.500, pari al 26,5% del totale.

«Dato peggiore dall’anno scorso, quando le assunzioni furono 21.236 su un contingente di 53.627 (39,6%) – ricordano i cinque sindacati della scuola –. Per il sostegno, su oltre 21mila posti, i docenti assunti sono stati meno di 2mila». Così, quest’anno, i supplenti saranno oltre 215mila, su un totale di 850mila. Un «flop» anche la cossiddetta “chiamata veloce” per gli insegnanti che volevano cambiare provincia: su 2.500 domande, ne sono state accolte meno di 500. «Colpa del blocco quinquennale per tutti i neoassunti», che impedisce ai nuovi docenti di ottenere il trasferimento.

Non va meglio, nemmeno sul versante dei Dirigenti ammini-strativi (Dsga): su 3.378 immissioni in ruolo autorizzate, i posti vacanti sono ancora 2.278. «Nessun nodo è stato sciolto», commenta la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, mentre Maddalena Gissi, segretaria generale della Cisl Scuola, fa sapere al governo «che è arrivato il momento del dialogo», denunciando anche il rischio “burnout” per dirigenti e insegnanti, per la «pressione ansiogena» riversata sul mondo della scuola. Per «non far spegnere i riflettori sulla scuola», come chiede il segretario generale della Flc-Cgil, Francesco Sinopoli, i sindacati saranno in piazza il 26 settembre. «Sarà una manifestazione, non uno sciopero», hanno chiarito.

La sostanza, però, non cambia, secondo il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli: «La scuola potrebbe trovarsi nella condizione di non riuscire a garantire il servizio, perché se non ci sono i docenti, le lezioni non vengono svolte». Giannelli sottolinea anche le possibili ricadute sulle famiglie, che potrebbero essere chiamate a ritirare i figli per l’assenza dei prof. Con tutte le difficoltà di gestione, per garantire le condizioni di sicurezza sanitaria. Infine, dopo averla annunciata nei giorni scorsi, ieri la Lega ha depositato al Senato la mozione di sfiducia nei confronti della ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, per la «disastrosa gestione » del rientro in classe, che «sta tenendo in tensione famiglie, studenti e personale». «Un ministro – si legge nella mozione – che ha perso molti mesi preziosi in chiacchiere, senza fornire alcuna certezza sul proprio destino a 8 milioni di studenti».

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