venerdì 15 gennaio 2010
Con l’operazione la Direzione distrettuale antimafia ha sgominato tre distinte organizzazioni dedite, in concorrenza tra loro, al traffico di droga. Ma i due istituti della città etnea sono pieni. Gli arrestati spostati in altre città isolane.
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La Giustizia a Catania è quasi impossibilitata a fare il suo corso per mancanza di posti in carcere. Ed è uno dei sostituti procuratori della Direzione distrettuale antimafia del capoluogo etneo a denunciarlo, a margine della conferenza stampa nella quale, ieri mattina, è stata illustrata la vasta operazione antidroga che ha portato in carcere 72 persone, quasi tutte dirottate in altre prigioni della Sicilia. «I due istituti penitenziari di Catania (quello vetusto di piazza Lanza, in pieno centro cittadino, e quello di Bicocca, alla periferia Sud della città, costruito una ventina di anni fa con all’interno un’aula bunker per celebrarvi i maxiprocessi antimafia, ndr) - afferma Francesco Testa - "scoppiano", sono troppo pieni e non possiamo più arrestare le persone indagate perché non sappiamo dove metterle».Il magistrato precisa: «Nella casa circondariale di piazza Lanza, già sovrappopolata di 200 unità, abbiamo potuto portare soltanto quattro degli arrestati e altri sei nel carcere di Bicocca, che ha 160 detenuti in più rispetto alla capienza prevista. Gli altri 40 sono stati distribuiti tra Siracusa, Augusta, Ragusa, Caltagirone, Enna, Caltanissetta e Messina. In quest’ultimo ne abbiamo mandati pochi perché un’ala è chiusa per il crollo del controsoffitto».Il sostituto della Direzione distrettuale antimafia spiega anche come la situazione sia «veramente complessa», ricordando le difficoltà che, già da oggi debba affrontare l’Ufficio del Giudice per le indagini preliminari, i cui magistrati «dovranno girare le prigioni di tutta la Sicilia per gli interrogatori degli indagati».Alle difficoltà si aggiungono le maggiori spese che il sistema giudiziario deve affrontare, oltre ai disagi della Procura e degli avvocati difensori.Si tratta di un caso particolare nell’ambito del grande problema delle carceri italiane, sovraffollate e, in gran parte, inospitali e certamente non adeguate alla rieducazione dei detenuti, come vuole la Costituzione italiana. Ma è anche un caso che si è presentato nel passato, anche se non a questo livello. La grande operazione antidroga di ieri, denominata “Ouverture”, condotta dalla Polizia di Stato, oltre che in Sicilia, in Piemonte, in Veneto, in Emilia Romagna e in Campania, ha visto impiegati ben quattrocento agenti per eseguire 83 ordinanze di custodia cautelare. Settantatrè sono le persone distribuite nelle carceri di mezza Sicilia, undici che hanno beneficiato degli arresti domiciliari, mentre l’ottantaquattresima è stata sottoposta soltanto all’obbligo di firma.Tra gli arrestati ci sono un ex appuntato dei carabinieri, Vincenzo Catalano, 47 anni, e un impiegato del Comune di Catania, Mario Giuffrida, di 48 anni. L’ex militare era stato scarcerato dopo il primo arresto del gennaio 2006 perchè trovato in possesso di 3,7 chili di cocaina, insieme a un barelliere dell’ospedale "Cannizzaro"; Giuffrida è finito in carcere perché accusato di essere il basista di una rapina.Con l’operazione di ieri sono state sgominate tre distinte organizzazioni dedite, in concorrenza tra loro, al traffico di stupefacente a Catania città e in provincia, ma anche in altre zone della Sicilia. Parte della droga era importata da Napoli, proprio dal tristemente noto quartiere di Scampìa. Le indagini erano da qualche tempo concluse per una parte degli arrestati, ma si è preferito "differire" la loro esecuzione per eseguire, appunto, un’unica operazione così da non lasciare vuoti di territorio che avrebbero permesso l’occupazione da parte delle altre bande.
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