venerdì 24 gennaio 2020
Circa 2,5 milioni di lavoratori da zero ad almeno 80 euro. Per nuovi 710mila sarà di 100 euro
Sì del Consiglio dei ministri al decreto per il taglio del cuneo
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Il via libera ieri della Cassazione al referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari irrompe sullo sprint finale della campagna elettorale per le regionali di domenica: due eventi entrambi capaci di condizionare il corso politico dei prossimi mesi. Non a caso ieri il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha annullato il suo intervento al Forum economico di Davos, che era già programmato, per 'altri urgenti impegni' che lo hanno trattenuto da Roma, come è filtrato da Palazzo Chigi. Evidentemente il premier ha voluto restare concentrato sulle mosse da compiere anche alla luce della sfida in Emilia con Matteo Salvini.

Dopo le 21 ha riunito il Consiglio dei ministri, ed è il taglio del cuneo fiscale in bilico fino all’ultimo - la vera novità. Il governo impone così un’accelerazione significativa, su un tema simbolo, con l’intento di lanciare un segnale verso l’elettorato: il bonus da 100 euro in busta paga scatterà da luglio ma l’ok al decreto ne certifica subito l’erogazione, salvo crisi ed elezioni anticipate. Ma se il «piano A» di Conte è quello di vincere le regionali emiliane e puntellare così il governo, il semaforo verde dell’ufficio centrale per i referendum della Cassazione al voto sulla riforma costituzionale rappresenta l’occasione per blindare di fatto la legislatura anche nel caso che Lucia Borgonzoni dovesse prevalere a Bologna sul governatore Stefano Bonaccini.

Un «piano B» che prevede di far votare gli italiani molto presto, alla fine di marzo, per farli decidere se confermare o meno il taglio dei parlamentari (da 630 a 400 alla Camera e da 315 a 200 al Senato), il cavallo di battaglia del M5s già approvato dal Parlamento. Il governo ha due mesi di tempo da ieri per stabilire la data delle urne e deve fissarle tra i 50 e i 70 giorni dal varo del relativo decreto. Sulla carta quindi il referendum potrebbe essere celebrato tra la seconda metà di marzo (se si decide subito) e la fine di maggio (se l’esecutivo si prende tutto il tempo disponibile).

La scelta dei tempi non è senza conseguenze sul piano politico. Una chiamata immediata alle urne referendarie già tra due mesi avrebbe l’effetto quasi certo di impedire un’interruzione della legislatura perché, dando per molto probabile la vittoria dei sì alla riforma costituzionale, ci vorrebbero poi almeno altri due mesi per ridisegnare i collegi del Rosatellum in base al ridotto numero dei seggi parlamentari. La conseguenza è che non sarebbe possibile votare nemmeno a giugno in abbinamento alla regionali di primavera come sarebbe difficile farlo anche da settembre in avanti quando incombe la sessione di bilancio. Risultato: una legislatura presumibilmente blindata fino al 2021.

Certo, la riforma è targata M5s e può essere fonte di imbarazzo per il Pd che l’ha a lungo avversata prima del varo del governo giallo-rosso. Ma a questo punto il referendum si farà e i dem sono interessati a stabilizzare il quadro politico. Quanto al cuneo fiscale, la bozza del decreto legge presentato al Cdm chiarisce il meccanismo attraverso il quale i 3 miliardi di euro stanziati nella manovra saranno distribuiti per rafforzare le buste paga di circa 16 miloni di italiani, in attesa dell’annunciata riforma dell’Irpef per il 2021. Nel dettaglio, i redditi fino a 26.600 euro, che già beneficiavano del bonus da 80 euro ne avranno 100 e la stessa cifra andrà a chi ne guadagna fino a 28.000. Oltre questa soglia scatta un decalageche riduce progressivamente la detrazione all’aumentare del reddito e la azzera a quota 40mila euro.

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