mercoledì 21 marzo 2018
Gabrielli: accuse infamanti. Il vicepresidente del Csm, Legnini: dichiarazioni inappropriate. Pg di Cassazione avvia accertamenti. I genitori del ricercatore ucciso in Egitto: ha nostra stima
I genitori di Giulio Regeni con la foto di un murales dedicato al figlio

I genitori di Giulio Regeni con la foto di un murales dedicato al figlio

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Il capo della Polizia Franco Gabrielli reagisce indignato, parlando di «accuse infamanti». Il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Giovanni Legnini, le definisce «parole inappropriate». Il procuratore generale della Cassazione Riccardo Fuzio, titolare, assieme al ministro della Giustizia, dell'azione disciplinare, avvia accertamenti preliminari. Le dichiarazioni sulla credibilità del nostro Paese in tema di tortura, mentre i condannati per i fatti del G8 di Genova sono ai vertici della Polizia formulate dal sostituto pg di Genova Enrico Zucca, a suo tempo titolare dell'inchiesta sui fatti avvenuti alla Diaz nel 2001, ieri durante un dibattito sul caso Regeni suscitano una bufera nel mondo giudiziario. E dividono il mondo politico tra chi accusa la toga di infangare le forze dell'ordine e chi, invece, la difende. A difendere la toga anche i genitori di Giulio Regeni, che erano presenti al convegno e gli esprimono «stima e gratitudine per il suo intervento preciso ed equilibrato».

Il magistrato genovese: frase estrapolata

Secondo i resoconti giornalistici Zucca avrebbe affermato che «i nostri torturatori sono ai vertici della polizia, come possiamo chiedere all’Egitto di consegnarci i loro?», stabilendo un evidente parallelismo tra i fatti del G8 di Genova, per i quali sono stati condannati alcuni dirigenti della forze dell'ordine, e il caso del giovane ricercatore ucciso a Il Cairo. Parole su cui, a polemica innescata, ritorna lo stesso Zucca. «I torturatori e chi ha coperto i torturatori sono sfumature diverse. Non vanno stravolte parole e messaggi», precisa, sostenendo che la frase incriminata è stata riportata in modo impreciso, «estrapolata da un contesto più ampio. Parlo con la parola dei giudici, di più non so cosa fare» ha sottolineato Zucca. Che insiste: «La rimozione del funzionario condannato è un obbligo convenzionale, non una scelta politica e queste cose le ho dette e scritte anche in passato». Dunque, è lo Stato che deve spiegare «perché ha tenuto ai vertici operativi dei condannati», dando un messaggio negativo in nome della ragion di Stato. «Noi violiamo le convenzioni - ha concluso Zucca - è difficile farle rispettare ai Paesi non democratici».


Le reazioni di magistrati e politici

Durissima la reazione del capo della Polizia Franco Gabrielli, che definisce quelli del magistrato «arditi parallelismi e infamanti accuse che qualificano soltanto chi li proferisce». Gabrielli - parlando a un'iniziativa ad Agrigento in ricordo di Beppe Montana, il capo della Catturandi di Palermo ucciso dalla mafia nel 1985 - ha aggiunto chiedendo rispetto «in nome di chi ha dato il sangue, di chi ha dato la vita». Anche Legnini ha preso le distanze prende le distanze, parlando di «dichiarazione impegnativa con qualche parola inappropriata». Legnini in apertura del plenum del Csm ha anche espresso «stima e fiducia ai vertici delle forze di polizia». Sul caso già ieri sera si è mosso il ministero della Giustizia che, si è appreso, acquisirà gli atti - sia cartacei che, se disponibili, video - relativi alle dichiarazioni del sostituto procuratore della corte d'Appello di Genova. Anche il presidente del Senato, Pietro Grasso, rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano di commentare le affermazioni dei genitori di Regeni, i quali hanno detto di essere stati abbandonati, ha sottolineato che «la Procura di Roma che continua a lavorare su questo caso e ha bisogno della massima collaborazione anche da parte della magistratura egiziana». Più attenuato il commento del presidente dell'Autorità Anticorruzione, Raffaele Cantone, per il quale il paragone tra le due vicende è «oggettivamente un'esagerazione». Ma, comunque, Zucca, «evidenzia qualche problema reale, non sta inventando niente». Per il Consigliere del Csm Claudio Galoppi le dichiarazioni del sostituto procuratore sono invece «di inaudita gravità». Diversità di giudizio che si riflettono anche nella politica. Secondo Pier Ferdinando Casini, senatore eletto con il centrosinistra, ritiene che le affermazioni di Zucca siano a una «distanza siderale dal comune sentire e dallo stato d'animo del popolo italiano». Il forzista Maurizio Gasparri parla di «follia» e di mancanza di rispetto per lo stesso Regeni. Solidarietà a Zucca viene espressa, al contrario da Potere al popolo.


Già in passato pm sulla graticola, ma senza conseguenze

Non è la prima volta che le parole del sostituto pg di Genova finiscono al centro dell'attenzione del Csm, nonché
del pg di Cassazione e del ministro della Giustizia, titolari dell'azione disciplinare per i magistrati ordinari. Nel giugno
2015, un intervento pubblico di Zucca, riguardante proprio i fatti della Diaz e l'operato della polizia, durante un
dibattito a Palazzo Ducale a Genova, fu al centro di aspre polemiche. Il magistrato disse di temere «ancora una nuova
Diaz» e l'allora capo della polizia Alessandro Pansa, d'intesa con Angelino Alfano, all'epoca ministro dell'Interno,
sollecitò il Guardasigilli e il Csm a valutare eventuali profili disciplinari. Per contro, i togati di Area, il gruppo
che riunisce le correnti di sinistra Magistratura Democratica e Movimento per la Giustizia, chiesero una pratica a tutela del
pm genovese. Sia l'incartamento trasmesso dal capo della polizia che la richiesta dei togati vennero assegnati dal
Comitato di Presidenza di Palazzo dei Marescialli alla Prima Commissione, ma il fascicolo venne archiviato nell'ottobre 2016
«non essendovi provvedimenti del Consiglio da adottare. A carico di Zucca, inoltre, non c'è mai stato alcun procedimento
disciplinare.





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