venerdì 7 novembre 2014
​Dopo l'esposto della famiglia sulla relazione del perito Arbarello, il procuratore capo Pignatone decide di approfondire. 
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​​​Un fascicolo intestato "Atti relativi" secondo quanto prevede il modello 45, è stato aperto oggi sul caso di Stefano Cucchi dal procuratore della Repubblica Giuseppe Pignatone. Nel dossier sul quale non compaiono nè indicazioni di reato nè il nome di indagati è inserito per il momento l'esposto presentato nei giorni scorsi da Ilaria Cucchi contro il perito Paolo Arbarello. A presentare l'esposto contro Paolo Arbarello era stata Ilaria Cucchi anche a nome dei suoi genitori per contestare allo stesso Arbarello, che è stato consulente nel pm nel corso dell'indagine sulla morte di Cucchi, accusandolo in sostanza d'aver anticipato il suo giudizio sull'esito della consulenza fatta per conto dell'ufficio del pubblico ministero prima ancora che il documento venisse depositato. A seguire l'indagine, che come si è detto riguarda per il momento l'esposto della Cucchi, sarà lo stesso procuratore Giuseppe Pignatone che nei giorni scorsi, dopo l'assoluzione dei 12 imputati in appello, aveva detto di essere pronto a rileggere tutte le carte del processo e a riaprire l'indagine nel caso in cui fossero emersi nuovi particolari. "Gli elementi della perizia contestati sono diversi e sono tra loro connessi, ma uno prevale su tutti: il catetere". Così l'avvocato della famiglia Cucchi, Fabio Anselmo, spiega il punto focale dell'esposto. "A Stefano viene inserito il catetere perché aveva riferito ai medici di non potere urinare autonomamente - continua l'avvocato Anselmo - mentre i medici hanno riferito di averlo utilizzato per comodità. In realtà Stefano aveva una lesione alla regione sacrale che gli ha provocato l'impossibilità di urinare ed è per questo che gli venne inserito il catetere, tanto che appena inserito uscirono 440 cc di urina". "Poi, però, il catetere si è ostruito, tanto da provocare lesioni al globo vescicale - prosegue il legale - trovato con un litro e mezzo di liquido all'interno. Stefano non riusciva ad urinare a causa della lesione alla regione sacrale, dovuta probabilmente alle botte, e per questo è stato inserito il catetere, ma in aula è stato detto che invece era stato utilizzato per comodità. Non può essere". "È stato terribilmente difficile e complicato affrontare una situazione complessa come questa, nella quale abbiamo identificato, a nostro avviso, omissioni da parte di colleghi medici" ha commentato Paolo Arbarello, ex direttore del Dipartimento di Medicina legale della Sapienza di Roma, consulente dei pm al processo relativo alla morte di Stefano Cucchi. Arbarello, che preferisce non fare ulteriori dichiarazioni sulla vicenda e ha dato mandato al mio legale di esaminare tutte le dichiarazioni verbali e scritte contro di lui, una cosa però l'aggiunge: "Il mio parere, e quello di tutti i colleghi che hanno lavorato con me alla perizia, è stato confermato anche dai periti della Corte d'Assise, scelti a Milano". Anche per i Consulenti della commissione parlamentare d'inchiesta sull'efficacia e l'efficienza del Servizio sanitario nazionale, che nominò come periti Vincenzo Pascali e Rodolfo Proietti per far luce sulla morte di Stefano Cucchi fu la disidratazione a determinare le condizioni che hanno portato alla sua morte. "La causa della morte - si leggeva nel documento del 2010, che dunque ricalca sostanzialmente quanto poi affermato da Arbarello nella sua perizia - è l'instaurarsi di una sindrome metabolica iperosmolare di natura pararenale dovuta a una grave condizione di disidratazione". Nel dossier si parlava anche dei traumi "probabilmente inferti" a Stefano Cucchi ma si riteneva di escludere che il decesso si debba alle conseguenze del trauma subito".
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